Sindacati in prima linea “nel richiedere cambiamenti globali in modo tale che i cittadini e il pianeta siano protetti e che posti di lavoro di qualità siano messi a disposizione di tutti”. Qualità dell’ambiente e qualità del lavoro: è questo il cuore del documento Ituc e Tuac (il Comitato sindacale consultivo) che Cgil, Cisl e Uil presentano oggi (9 giugno) a Bologna nel corso dell’iniziativa “Investire nello sviluppo sostenibile” che si svolge in occasione del G7 ambiente.

Lo sviluppo sostenibile, si legge nel documento, “apre enormi opportunità per l’occupazione, a partire dai settori alimentare e dell'agricoltura, delle città, dell'energia e dei materiali, della salute e del benessere. Pertanto non si tratta di scegliere tra occupazione e tutela dell’ambiente e del clima, ma di gestire una giusta transizione indirizzandola verso una nuova economia sostenibile e garantendo che non siano i lavoratori e le comunità a pagare il prezzo del cambiamento”.

Come è noto, nel 2015 i capi di Stato e di governo di tutto il mondo hanno siglato l'accordo di Parigi, quello osteggiato in questi mesi da Trump, che contiene l’impegno a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C e ad adoperarsi per limitarlo a 1,5° C. Gli Stati si sono anche impegnati a investire 100 miliardi di dollari entro il 2020 per sostenere l'azione e l'adattamento climatico nei paesi in via di sviluppo .

Il movimento sindacale internazionale, si legge nel documento, “è forte e unito nel chiedere ai nostri leader politici di essere più ambiziosi sul tema del clima in quanto tutti noi sappiamo che non vi sono posti di lavoro su un pianeta morto. L'accordo di Parigi ha unito i governi in una risposta multilaterale alla sfida del clima e, pur se molto resta ancora da fare per garantire il raggiungimento dei suoi obiettivi, deve restare il banco di prova su cui si misurano e si rivelano le ambizioni dei governi sul tema del clima”.

Per questo le organizzazioni sindacali ribadiscono il sostegno all’accordo: ritirarsi “equivale ad abbandonare l’idea di un futuro più pulito, alimentato da buona occupazione”. Naturalmente, c’è la consapevolezza che ancora oggi la vita di milioni di lavoratori e famiglie dipende da un'economia alimentata dai combustibili fossili. Per questo, spiega il documento, “i governi e i datori di lavoro, nonché i lavoratori e i sindacati che li rappresentano, devono sedersi insieme intorno al tavolo dei negoziati e impegnarsi a proteggere il nostro futuro tramite una strategia di giusta transizione, un piano che garantisca occupazione dignitosa per tutti” e per il quale c’è bisogno di tempo, “anche se vi sono alcune azioni che possiamo intraprendere immediatamente e i governi, le imprese e i sindacati, dovranno collaborare per farlo”. Per questo, “l'inserimento di una giusta transizione nell'accordo di Parigi è un primo passo importante”.

Per la posizione che occupano nello scenario globale, i Paesi del G7 sono chiamati ad assumere un ruolo guida rispetto agli altri governi. A partire dalla garanzia che “i rispettivi contributi determinati a livello nazionale (Ndc) conseguano l'obiettivo globale di emissioni con un aumento di temperatura di 2° C o meno”. Dovranno, gli stessi Paesi, anche “assumere un ruolo guida nell'avviare un dialogo con i sindacati e i datori di lavoro sui mezzi atti a garantire una giusta transizione per i lavoratori e le comunità”. Importante anche “sostenere gli investimenti nei settori con elevata capacità di creazione di occupazione e di tutela dell'ambiente”, “rafforzare le priorità ambientali e climatiche nei bilanci dei loro paesi e nella cooperazione internazionale”, “elaborare una strategia industriale rispettosa dell'ambiente, che consideri come priorità altrettanto importanti il lavoro dignitoso, un basso livello di emissioni e un utilizzo efficiente delle risorse”.

I Paesi del G7 dovranno infine “rafforzare le normative in tema di processi industriali ecosostenibili e ridurre l'utilizzo delle sostanze tossiche e accrescere il livello di finanziamenti per sostenere le popolazioni locali che si trovano ad affrontare eventi climatici estremi, in particolare nell'Africa subsahariana, in modo tale che non siano costrette ad emigrare”. I sindacati chiedono ai governi, conclude il documento, “di intraprendere azioni e coordinarsi per promuovere uno slancio a favore della trasformazione industriale ed economica, verso un'economia rispettosa dell'ambiente, che garantisca occupazione dignitosa per tutti e sia socialmente inclusiva, partendo dalla conferma e dall'attuazione dell'accordo di Parigi e degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.