"Il confine che separa la giovinezza dalla maturità è l’assunzione di responsabilità sulle scelte intraprese di ognuno di noi. Questo non è banalmente solo un imperativo di legge con l’assunzione della maggior età, ma è un elemento qualificante del rapporto con gli altri e nel giudizio che gli altri assegnano alle nostre scelte, basato soprattutto su criteri di coerenza che ognuno mette in campo. Così nelle piccole e grandi questioni della vita, così nei legami affettivi, nel rapporto con i figli, così nello svolgimento del proprio lavoro. Maggiormente nei confronti della politica e di chi si candida a guidare una comunità generale". Così Enrico Piron, segretario generale Camera del lavoro metropolitana di Venezia.

"Non si tratta di valutazioni moralistiche e bigotte, quelle che prediligono l’estetica, il perbenismo, il senso comune. È di un parere che si costruisce valutando l’atteggiamento e le azioni, che ognuno di noi sa mettere in gioco, quando di fronte ad uno snodo, prende una strada piuttosto che un’altra, Questo vale ancora di più quando quelle scelte sono prese in un contesto di assoluta libertà personale e civica. Vale in modo esponenziale quando si decide di rappresentare interessi collettivi e il bene di una comunità. Poco importa il colore o lo schieramento. E le scelte sono tanto più forti in quanto si è poi disposti a rendere conto delle conseguenze e ad assumersi le responsabilità, individualmente", prosegue il dirigente sindacale.

"Sin dall’inizio della campagna elettorale, il signor sindaco non ha mai sottaciuto la propria abilità, provenienza e propensione imprenditoriale. Anzi, giustamente, ha reso questa peculiarità un tratto distintivo della propria proposta politica. Nessuno tende a insinuare che egli, dalla posizione in cui è, possa in qualche modo trarre profitti personali. Quelle sono chiacchiere e questo giudizio non spetta certo a noi.
Il fatto che gli enti amministrati dal sindaco facciano lavorare le imprese di sua proprietà ha bisogno di una riflessione oggettiva. Non tiro in ballo questioni etiche o moraleggianti, ma solo constatazioni fattuali. Appaltante e appaltatore, assegnatario e assegnatore, sono figure che - per logica, diritto e opportunità - devono essere ben distinte in ambito pubblico", continua il sindacalista.

"Giovedì scorso, leggendo i giornali, è emerso l’ennesimo fatto che offusca la trasparenza necessaria per un corretto rapporto con i cittadini. Mi riferisco alla vicenda della sua società 'Attiva' con la controllata del Comune 'Vela'. Certo, anche tale smagliatura verrà chiarita, immaginiamo al più presto. Signor sindaco, lasci tutti sereni! Separi in modo netto la sua attività politica da quella imprenditoriale. Non alimenti le chiacchiere e dimostri in maniera incontrovertibile quello di cui in molti sono convinti. Il che significa la sua assoluta buona fede nei confronti del bene pubblico. Eviti in futuro di dare argomenti ai suoi detrattori. Mi permetto di suggerirle alcuni passaggi", rileva ancora il responsabile della Cdl veneziana.

"Le sue aziende non siano più legate commercialmente con il Comune - soglia o sottosoglia, assegnazione in appalto o diretta - poco importa. Fintantoché lei ricopre l’importantissimo ruolo di sindaco, rivendichi sempre con i fatti la natura super-partes del suo incarico. Inserisca la clausola sociale, prevista per legge in ogni appalto, in modo che i dipendenti possano serenamente continuare a lavorare, sottraendoli dal rischio di perdere il posto ad ogni cambio d'appalto e favorisca il più possibile ogni operazione di trasparenza, come già sta facendo in alcuni ambiti, legati alle passate amministrazioni, per le quali rendiconta puntualmente e giustamente su ogni aspetto legato a quelle gestioni. Questo, diventerà immediatamente un solenne atto politico e una scelta, della quale ogni cittadino di Venezia darà un giudizio certamente positivo. Elimini ogni possibile fattispecie che possa alimentare il dubbio che chi governa il Comune e la Città metropolitana possa anche lontanamente trarre vantaggi personali. Magari solo atti formali, ma pregni di sostanza politica e sinonimi di autonomia nelle decisioni", conclude il leader Cgil.