Difendere i diritti dei migranti, abbattere i muri che portano solo divisioni, costruire una società basata sull'inclusione. Questa la sostanza della manifestazione nazionale "Insieme senza muri", che si tiene sabato 20 maggio a Milano. Appuntamento alle 14.30 a Porta Venezia. Centinaia le adesioni, sia dei singoli individui che delle organizzazioni, tra queste c'è in prima linea la Cgil. Il capoluogo lombardo dunque scende in piazza, come si legge nell'appello pubblicato sul sito ufficiale (qui il testo integrale): "Milano sarà attraversata da una mobilitazione festosa e popolare. Una mobilitazione carica di speranza".

Gli organizzatori rilanciano "il rispetto delle differenze culturali ed etniche", perché una società plurale è "un'occasione di crescita per tutti e la logica dei muri che fomentano la paura deve essere sconfitta dalle scelte che pongono al centro la forza dell’integrazione e della convivenza". A cominciare dall'Europa, quindi, occorre fare scelte per sconfiggere il vento dell'intolleranza e mettere al centro il principio dell’incontro tra i popoli e di un futuro fondato sul valore della persona senza che la nazione d'origine, la fede professata, il colore della pelle possano diventare il pretesto per alimentare nuove discriminazioni.

​La manifestazione chiede l'effettivo superamento della legge Bossi-Fini e l'approvazione della legge sulla cittadinanza. È necessario "rafforzare un sistema di accoglienza dei migranti fondato sul coinvolgimento di tutte le comunità e le istituzioni, la  trasparenza, la qualità, il sostegno ai soggetti più fragili (i minori, le donne, i vulnerabili), la cultura dei diritti e della responsabilità". La scelta è caduta su Milano perché è una città nata dall’incontro tra storie diverse e il suo sviluppo si è fondato, nei suoi momenti migliori, proprio sulla capacità di accogliere le diversità e di alimentare la coesione sociale. "Saremo in tanti", annunciano gli organizzatori, in un giornata di impegno, musica, creatività, cultura, "perché, nel tempo in cui viviamo, sono in gioco i valori fondamentali per il futuro di tutti".

Anche la Cgil si mobilita per i migranti. "Saremo a Milano, in prima fila come sempre per difendere i diritti dei migranti e dei rifugiati. I gravi fatti di cronaca di ieri non possono condizionare una marcia pacifica di cittadini e associazioni per abbattere i muri che portano a discriminazioni, divisioni e violenza. Quella dell'integrazione, dell'inclusione e dei diritti è l'unica strada che una società democratica e civile deve percorrere". Con queste parole il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, conferma l'adesione della Confederazione.

"Per questo - continua - è necessario riformare il Testo Unico sull’immigrazione e norme come l’attuale legge sulla cittadinanza. E per questo - ricorda - chiediamo l'abrogazione delle leggi Minniti-Orlando, provvedimenti che, in nome di sicurezza e decoro urbano, portano ad un passo indietro sul piano dei diritti civili".

Nei giorni scorsi la Fiom ha inviato la sua adesione. L'iniziativa è indetta da associazioni laiche e religiose “con le quali condividiamo la necessità di una riforma del Testo Unico sull'immigrazione, della cancellazione della legge Bossi-Fini, di una legge sulla cittadinanza e di norme che garantiscano forme dignitose di accoglienza e di inclusione dei migranti e dei rifugiati”, spiegano le tute blu. Per il sindacato “servirebbe una forma di regolarizzazione, anche temporanea, per le persone che si trovano nel paese, mettendole al riparo dal reato di clandestinità; l’illegalità nasce in realtà dalla nostra legislazione che impedisce, di fatto, un’immigrazione regolare”.

“Siamo contrari anche alla legge Minniti-Orlando approvata recentemente dal Parlamento – precisa la Fiom -, perché riteniamo che questi provvedimenti siano un passo indietro pesante per la civiltà giuridica del nostro paese, che cancella ogni garanzia giurisdizionale – cosa impossibile per altre categorie – per i richiedenti asilo che ottengono un diniego dalle commissioni ministeriali. Oltre ad aver eliminato l'appello, infatti, la legge impedisce al ricorrente di far valere le proprie ragioni davanti al giudice ordinario, a meno che il giudice non decida, su richiesta dello straniero, di ascoltare le parti”. La soluzione è riaffermare i valori della Costituzione, conclude, "basata su diritti di cittadinanza universali, contro ogni forma di discriminazione diretta e indiretta, per una maggiore coesione sociale".