Modificare le tabelle Inail per la pesca, a cui va riconosciuta la piena applicazione del Testo Unico (il decreto 81) e lo status di lavoro usurante. Porre attenzione ai finanziamenti – che sono stati ridotti – e pensare a uno strumento in grado di sostituire la cassa in deroga che non c'è più. Sono le principali richieste avanzate dalla Flai Cgil in un convegno con esponenti del governo e alcuni parlamentari che si è svolto oggi (13 aprile) a Roma per presentare la ricerca "I rischi occupazionali e le malattie professionali dei lavoratori della pesca". Un ulteriore passo, sottolinea il sindacato, per evidenziare le criticità del settore già denunciata con una prima indagine conoscitiva che risale al 2011.

"L'Ilo – ha ricordato in apertura Giovanni Mininni, segretario nazionale Flai – classifica il settore tra i più pericolosi, cosa a noi e ai lavoratori ben nota. È un problema che affrontiamo da anni: abbiamo denunciato la mancata applicazione del Testo unico ai lavoratori della pesca, anche con una copiosa raccolta di firme; abbiamo prodotto opuscoli informativi e manuali per la sicurezza a bordo; distribuito dispositivi e fatto campagne sulla sicurezza. Nel 2011 lanciammo una prima indagine conoscitiva sullo stato di salute dei lavoratori della pesca per capire le patologie più ricorrenti e nel 2014 pubblicammo i risultati. Avevamo bisogno di studi – sottolinea Minnini – che ci consentissero di chiedere la modifica delle tabelle sulle malattie professionali; la pesca infatti a oggi non è riconosciuta esplicitamente nelle tabelle, ma da ricercare in altri settori. Oggi questa nuova ricerca ci offre altri elementi per andare avanti nel nostro lavoro e per tutelare i lavoratori della pesca". 

"È importante parlare di pesca perché c'è una filiera che può dare in termini di occupazione, a patto che possa tornare appetibile quanto a reddito e tutele", ha detto la segretaria generale della Flai Cgil Ivana Galli nelle conclusioni: "Un settore che deve uscire dalla marginalità cui troppo spesso è relegata. È necessario pensare a interventi sinergici e di filiera che tengano insieme il territorio e il suo sviluppo produttivo. E sulla importante ricerca presentata, voglio sottolineare come il tema delle malattie professionali e prevenzione non era un tema sentito per la pesca ma, con questo lavoro, che segue quello del 2011, abbiamo fatto non solo una ricerca ma una battaglia per i diritti di chi lavora nella pesca".