Dopo l’avvenuta rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro di quadri, impiegati e operai della Rai (scaduto da quasi 40 mesi), oggi, 29 marzo, i dipendenti dell’azienda hanno manifestato a Roma davanti alla sede principale in viale Mazzini, in concomitanza con la seduta del consiglio d’amministrazione che deve approvare il bilancio 2016.   

Com'è noto, il 27 marzo, durante il confronto sul rinnovo, la Rai si era dichiarata indisponibile a definire un rinnovo che prevedesse un incremento salariale, decretando pertanto alcun recupero sull’inflazione per i tre anni di vacanza contrattuale già trascorsi. Tale dichiarazione era stata considerata inaccettabile da tutte le organizzazioni sindacali che hanno indetto il presidio di stamattina, cui hanno partecipato più di 400 lavoratrici e lavoratori, nonostante l’estemporanea convocazione per l’iniziativa.

A seguito della manifestazione, alcuni consiglieri d’amministrazione si sono resi disponibili a un confronto, ma il sindacato ha chiarito che per riprendere il negoziato il direttore generale e l’azienda devono rimuovere l’indisponibilità dichiarata all’incremento dei minimi salariali. “Condizione, questa, che penalizzerebbe tutti – sostengono Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl informazione, Snater e Libersind Confsal in una nota congiunta –, in particolare, le lavoratrici e i lavoratori con le retribuzioni più basse e i precari, coloro che hanno sofferto di più in questi anni di vacanza contrattuale e di crisi economica. È dal 2014 che l’azienda non paga il premio di risultato; quest’anno ci attendiamo che, visto il risultato economico sul 2016, si dia una risposta coerente“.

Il sindacato ha presentato una piattaforma contrattuale molto articolata e di forte rinnovamento dei modelli produttivi, delle figure professionali, d’innovazione e rafforzamento delle tutele collettive e individuali. Piattaforma cui non è disponibile a rinunciare, dopo mesi di confronto di merito e di testi già elaborati. Solo a tali condizioni, le diverse sigle hanno annunciato di essere disponibili a confrontarsi sul piano industriale aziendale.

“È inaccettabile che dopo mesi di confronto di merito, di elaborazione di testi sulla parte normativa, relazioni, mercato del lavoro e figure professionali, il cda ritenga di voler buttar via un lavoro fondamentale per il futuro della Rai e della sua operatività e modernizzazione, perché ritiene insostenibile il costo del rinnovo del contratto – spiegano ancora i sindacati –. Il costo del lavoro si è notevolmente abbassato percentualmente in azienda, soprattutto per l’impegno produttivo che si è assunto ogni dipendente”.

Per le sigle di categoria, dunque, “è impossibile parlare di modernizzazione della Rai, innovazione dei modelli produttivi, evoluzione delle figure professionali e dei processi produttivi, formazione, rinnovamento del servizio pubblico, senza contestualizzare tali cambiamenti nell’ambito del rinnovo contrattuale. L’azienda deve reperire le risorse tagliando gli sprechi, riducendo l’utilizzo di consulenze e il ricorso agli appalti, ridisegnando il mercato del lavoro e affrontando strutturalmente il tema del precariato. Il lavoro si può fare meglio e a costi minori, se si utilizzano correttamente le professionalità interne, se si riscrive un patto con le parti sociali nel rinnovo del ccnl. Viceversa, la Rai è destinata al fallimento e ad essere depauperata da logiche lobbistiche e interessi privati”.

Per le varie organizzazioni, rimane fermo che, fino a che non si avrà una risposta positiva alle legittime richieste sindacali, proseguiranno le iniziative di mobilitazione sino ad arrivare allo sciopero generale. Nelle prossime settimane si svolgeranno assemblee in tutte le sedi d’Italia.