"La rideterminazione dei canoni massimi per le famiglie unipersonali va nella giusta direzione, accogliendo la richiesta dei sindacati di ridurre l’impatto dei nuovi criteri di calcolo, legati all’applicazione dell’Isee ,sulle fasce più deboli dell’utenza". Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, assieme ai rispettivi sindacati degli inquilini (Sunia, Sicet e Uniat), esprimono così la propria soddisfazione per l’esito positivo del confronto con l’assessore Maria Grazia Santoro, che ha portato all’abbassamento dei canoni massimi per gli assegnatari Ater a basso reddito e senza conviventi a carico, con riduzioni effettive che potranno arrivare al 25% nella fascia A (fino a 10.000 euro Isee) e al 15% in fascia B (10.000-20.000 euro). "Una revisione che la Regione finanzierà con 2 milioni di euro – sottolineano Orietta Olivo (Cgil), Luciano Bordin (Cisl) e Magda Gruarin (Uil) – e che porterà benefici a 8.000 dei 10.000 assegnatari soli delle fasce A e B, in gran parte persone anziane".

La scelta annunciata dall’assessore arriva al termine di un capillare monitoraggio sui canoni. "Monitoraggio – spiegano ancora i sindacati – che ha consentito di verificare come la categoria più penalizzata dai nuovi criteri sia quella delle famiglie unipersonali". Da qui la riduzione delle soglie, che ovviamente avrà un concreto effetto solo nel caso e nella misura in cui il taglio del 25 o del 15% dei canoni massimi determini un importo inferiore al canone effettivamente richiesto.

I sindacati, inoltre, ribadiscono la loro condivisione del ricorso all’Isee come criterio di assegnazione: "Posto che gli alloggi Ater devono essere destinati a garantire il diritto alla casa alle famiglie in condizioni di bisogno – sottolineano Olivo, Bordin e Gruarin – l’Isee costituisce sicuramente uno strumento più affidabile del semplice reddito Irpef per misurare la reale situazione economica dei richiedenti".

Cgil, Cisl e Uil, in ogni caso, non considerano concluso il confronto: "Continueremo a lavorare di concerto per arrivare alla firma di un protocollo complessivo con l’assessorato", concludono le segreterie regionali, che puntano anche a una ridefinizione degli attuali scaglioni all’interno delle fasce A e B e a un nuovo sistema di calcolo dei canoni, "non più basato sulla sola rendita catastale, ma anche su altre caratteristiche qualificanti come la dotazione di servizi pubblici dell’are in cui si trova l’alloggio".