In Liguria la crisi non è finita, al contrario è ancora in pieno corso. Sono svaniti i timidi segnali di ripresa registrati nel 2015. Così Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria, è intervenuto stamani ai microfoni di RadioArticolo1, per parlare della crisi, economica e occupazionale. “È in discussione il modello di sviluppo della Liguria e di conseguenza è corretto parlare di crisi d’identità che si protrae nel tempo e non trova, ad oggi, risposte soddisfacenti. D’altra parte, gli ultimi dati Istat confermano tutte le nostre preoccupazioni, con l’occupazione in continuo calo e nel contempo l’aumento della disoccupazione, quando nel resto del Paese succede l’esatto contrario. Ci siamo rimangiati quei timidi segnali di ripresa registrati l’anno scorso e siamo ripiombati nel pieno della crisi. Altro dato, la diminuzione della popolazione, peraltro sempre più anziana, perché i giovani sono costretti ad andar via per trovare lavoro, e questo non è certo un bene, come esterna il ministro Poletti”, ha rilevato il dirigente sindacale.

 

Un dato veramente preoccupante sono i 14.000 posti di lavoro persi al femminile: "Dunque, a farne le spese sono soprattutto le donne, costrette a scegliere tra famiglia e e lavori sempre più precari e peggio pagati. Ma anche laddove l’occupazione sale, è sempre a bassa intensità di lavoro e a bassa intensità di reddito. Inarrestabile poi, il calo dei dipendenti nell’industria manifatturiera, ma si perdono posti persino nella filiera logistico-portuale, per effetto del rallentamento dei traffici internazionali: quindi, due asset fondamentali per il modello industriale ligure sono anch’essi in difficoltà. Alla fine, va bene solo il turismo, che però non dà occupazione stabile, ma una proliferazione assolutamente precaria, costruita sui voucher in crescita esponenziale”, ha continuato il sindacalista.

“È evidente che serve un piano strategico per lo sviluppo e la crescita per rendere di nuovo competitivo il nostro territorio, su cui la politica deve fare la sua parte. Assieme a Cisl e Uil, abbiamo avviato la discussione, cercando anche un confronto con la giunta regionale, e finalmente il 10 gennaio prossimo inizierà il confronto con tutte le parti sociali. Gli strumenti ci sono, a partire da quasi un milione di euro in fondi europei nel settennato 2014-2020: sono risorse importanti, che non devono essere sperperate con una distribuzione a pioggia che accontenterebbe tutti, ma non coglierebbe l’opportunità di costruire soluzioni che guardino al futuro. Mi riferisco, in particolare, a temi assolutamente fondamentali per noi, come il dissesto idrogeologico e l’efficientamento energetico, che necessitano di una programmazione seria sulla gestione dei servizi nel nostro territorio. Se vogliamo attrarre le imprese da fuori, è chiaro che dobbiamo fornire servizi di qualità a poco prezzo”, ha aggiunto l’esponente Cgil.

Un settore che evidenzia dati in controtendenza è quello delle costruzioni, dove torna a crescere l’occupazione dipendente, più che altro nel comparto delle ristrutturazioni, anche se nel complesso il tessuto produttivo resta fortemente polverizzato. "Quindi, anche laddove il lavoro c’è, come nel caso delle opere infrastrutturali del Terzo valico, molto spesso le imprese liguri non sono in condizioni di poterlo fare e le ricadute occupazionali a livello di manodopera locale sono inferiori a quelle che potrebbero essere, soprattutto per offrire un’attività a tutte quelle persone che sono uscite dal mondo del lavoro, andando a ingrossare costantemente le aree di disagio sociale della nostra regione. Un altro dato sconcertante è il calo dell’occupazione nei settori della sanità e dei servizi alla persona, malgrado la Liguria sia la regione più anziana d’Italia. Per riuscire a invertire il trend, ci vorrebbe una pubblica amministrazione all’altezza, che disponga delle risorse necessarie per costruire soluzioni utili per affrontare il tema fondamentale della non autosufficienza, così come quello altrettante basilare della riorganizzazione dei servizi socio-sanitari, puntando alla qualificazione del sistema ospedaliero e dirottando risorse ai servizi territoriali. Anche qui, siamo in attesa che la giunta passi dalle parole ai fatti, che sia davvero capace di dare risposte alle persone, visto che oltre il 70% del bilancio regionale è concentrato sui fondi sanitari”, ha concluso Vesigna.