“Al Sud, alla Puglia, servono investimenti pubblici, nonché lavoro stabile e di qualità". A dirlo è Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, commentando i dati che emergono dal Rapporto Svimez, che “confermano le nostre preoccupazioni circa le politiche inefficaci e sbagliate del governo”. L’esponente sindacale rimarca come “continui l'emigrazione dei giovani, il lavoro cresca ma prevalga quello precario e non si arresti l'esplosione dei voucher, il Pil aumenti ma in maniera inferiore rispetto alla media del Mezzogiorno. Siamo ben distanti dai dati pre-crisi del 2007, dobbiamo recuperare almeno dieci punti percentuali”.

Il Pil pugliese nel 2015 cresce appena dello 0,2 per cento rispetto al 2014, per un valore “anche inferiore alla media del Mezzogiorno che è stato dell’1 per cento. Ma questo è solo un fattore di contesto che deriva anche dal diverso utilizzo delle risorse comunitarie che nelle altre regioni del Mezzogiorno sono state concentrate nell’ultimo anno, mentre la Puglia le ha distribuite lungo l’arco della programmazione”. Non si ferma il flusso migratorio “e si riduce la popolazione residente, con la fuoriuscita principalmente di giovani, in particolare di giovani scolarizzati”. Per queste ragioni cresce in Puglia il Pil pro-capite dello 0,4 per cento. La crescita dell’occupazione del 2,4 per cento è essenzialmente occupazione precaria, in particolare legata all’utilizzo dei voucher che in Puglia raggiunge dati impressionanti. Oltre quattro milioni di voucher a oggi venduti nel 2016. Aumenta di poco, inoltre, il lavoro a tempo determinato”.

Resta molto basso il tasso di occupazione, pari al 43,3 per cento. “Sono oltre 338 mila i giovani in età compresa tra 15 e 34 anni che non lavorano e non studiano, cosi come sono oltre 15 mila i  residenti in Puglia e che lavorano al Centro-Nord o all’estero” sottolinea Gesmundo: “Sono invece oltre 32 mila i laureati che emigrano”. Cresce inevitabilmente il rischio povertà “e sono il 27 per cento le famiglie che appartengono al quinto di reddito più povero. Anche se dopo sette anni di crisi ininterrotta l’economia delle regioni meridionali ha iniziato la ripresa, sebbene in ritardo non solo rispetto al resto dell’Europa, ma anche del resto del paese, aumentando il divario tra Nord e Sud”. 

Crescono gli investimenti “ma molto timidamente, dello 0,8 per cento” afferma il segretario generale della Cgil pugliese: “Ma vi è da considerare che nel periodo 2008-2014 gli investimenti fissi lordi erano diminuiti cumulativamente del 41,4 per cento, circa 15 punti percentuali superiori al Centro-Nord”. Un quadro complessivo che ci dice “delle difficoltà che vivono famiglie, lavoratori e imprese, a dispetto dell'ottimismo del governo circa la fuoriuscita dalla fase recessiva”.

Serve una maggiore attenzione al Sud, conclude Gesmundo: “Soprattutto in Puglia è fondamentale che Regione e Comuni utilizzino al meglio le risorse comunitarie per creare condizioni di crescita dell'occupazione attraverso vere politiche di sviluppo del territorio. Sviluppo che riguarda un intero ventaglio di interventi e che interroga la responsabilità e le capacita della classe dirigente tutta di farsi carico di un progetto complessivo di rinascita della nostra Regione. E poi c'è l’Ilva che, superato il suo carico di problemi, può tornare a rappresentare un vero e straordinario volano di sviluppo per la Puglia, capace di modificarne significativamente i dati economici".