Se i contenuti dello schema di decreto legislativo, recante il riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di commercio, licenziato dall’esecutivo, fosse approvato dal Parlamento senza migliorie, verrebbe "messa in liquidazione una delle poche esperienze consolidate al servizio dello sviluppo e di sostegno all’economia reale dei territori che ha il nostro Paese”. È quanto affermano in un comunicato unitario Filcams, Fisascat e Uiltucs.

"In particolare, per le migliaia di lavoratori dipendenti dalle Unioni camerali regionali, dalle aziende speciali e da quelle di sistema, si aprirebbe una fase incerta e connotata dall'assenza del benché minimo strumento d'integrazione al reddito. La riforma del sistema camerale va approfondita e condivisa con le organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori dipendenti, al fine di  valorizzare le tante e preziose professionalità oggi esistenti nell’articolata filiera rappresentata dalle Camere di Commercio", aggiungono le tre sigle.

“Tale fattore riteniamo debba essere il perno di un organico e strategico piano di rilancio e razionalizzazione delle articolazioni funzionali, utile al perseguimento degli scopi delle Camere di commercio italiane. Nessuna riforma può avere futuro, se è concepita e realizzata senza tener conto del valore delle risorse umane e del foro professionalità", rilevano Cgil, Cisl e Uil di categoria.

Al fine di richiedere a governo e Parlamento di ripensare profondamente il disegno di riforma e di garantire la continuità occupazionale anche dei lavoratori dipendenti dalle unioni regionali, dalle aziende speciali e di sistema, Filcams, Fisascat e Uiltucs terranno, per il 29 settembre, due ore di assemblea informativa presso tutti i luoghi di lavoro coinvolti, e prenderanno parte alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma, presso piazza di Pietra, dalle 13 dello stesso giorno.