“Nella vertenza Natuzzi l’obiettivo della nostra battaglia resta quello di non escludere alcun lavoratore. A volte, però, ci sembra che i vertici del gruppo, nonostante i proclami, non abbiano a cuore lo stesso risultato. Non si spiegherebbe, altrimenti, perché a distanza di poco più di un mese dalla fine di ogni possibilità di ammortizzatore sociale per i 330 lavoratori messi in mobilità, l’azienda abbia avanzato una proposta che vedrebbe la ricollocazione nello stabilimento di Ginosa di circa un centinaio di lavoratori, nell’arco di diciotto mesi. Una proposta che le organizzazioni sindacali ritengono irricevibile, poiché tutti i lavoratori devono essere ricollocati, al fine di assicurare un futuro ai propri lavoratori, che restano gli artefici del successo del marchio”. Lo dichiarano, in una nota unitaria, le segreterie nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, al termine di un incontro al ministero dello Sviluppo economico.

“L’atteggiamento irresponsabile del gruppo ci costringe a intensificare le iniziative di mobilitazione. L’azienda ha sempre dichiarato di non voler escludere alcun lavoratore e di tener fede agli impegni presi, ma, al momento, l’unica certezza è che dal 15 ottobre saranno licenziate 330 persone, e per noi questo è inaccettabile. L’annunciata costituzione della Newco è stata nuovamente rinviata, e la volontà dell’azienda di rilanciare il sito di Ginosa appare tardiva e non efficace. Apprezziamo la rinnovata disponibilità dell’onorevole Bellanova, ma è il momento che tutti, azienda in primis, ma anche governo e regioni interessate, s'impegnino per garantire serenità e un futuro dignitoso per i 330 dipendenti e le loro famiglie, anche consentendo loro di trovare sistemazioni esterne al gruppo. Inoltre, ci aspettiamo davvero che Natuzzi avanzi proposte con una prospettiva a medio-lungo termine, anche in seguito ai recenti annunci di bilanci in positivo. Ci sono quasi duemila lavoratori che continuano a effettuare un orario ridotto, una vera mortificazione per la loro esperienza e professionalità e un disagio sociale insopportabile”, concludono i sindacati.