È morta dopo un giorno di agonia Vania Vannucchi, la donna aggredita e data alle fiamme ieri a Lucca. L'annuncio arriva in un comunicato di poche righe dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana dove la donna, 46 anni, operatore sociosanitario, era stata ricoverata con ustioni estese e profonde dopo l'aggressione subita all'interno dell'ex ospedale di Campo di Marte a Lucca, la città in cui abitava. Arrestato dalla polizia il presunto aggressore, un ex collega dipendente di una cooperativa che lavora in ambito sociosanitario. 

“Non ci bastano più le parole, non è più sufficiente inorridire e condannare: nessuna punizione avrà sufficiente forza deterrente a evitare che si ripetano femminicidi sempre più orribili come quello di Vania, bruciata viva da chi non voleva lasciarla libera”. A dirlo è la segretaria generale Cgil Toscana Dalida Angelini. “L'antidoto – aggiunge – va costruito con la profonda comprensione di questo tipo di crimine e la programmazione di una cultura del rispetto che parta dai primi anni di vita: l'educazione sentimentale è un elemento indispensabile nella formazione degli uomini e delle donne del futuro. In questo, ognuno deve fare la sua parte, a cominciare da chi ha le maggiori responsabilità. Ogni donna vittima di violenza è una sconfitta, una cicatrice indelebile per tutti. Ora vogliamo fatti concreti, questa strage deve arrestarsi. Lo dobbiamo ai figli di Vania, e a tutti i figli di questo analfabetismo affettivo che troppo spesso diventa criminale”.

“Quello che sconvolge ancora una volta – aggiunge Anna Maria Romano del Coordinamento Donne Cgil Toscana – è la barbarie con cui ci si accanisce sul corpo della donna. Non solo dare la morte, uccidere, annullare, ma fare scempio del corpo, torturare, infliggere dolore. In questo caso, come in troppi altri, ciò che sgomenta è il modo: dare fuoco, come si faceva con le donne considerate 'streghe' nel Medioevo. L'impulso irresistibile della strega è essere se stessa, indipendentemente dagli altri, con fini propri da raggiungere, risorse proprie a cui attingere e pozzi profondi dai quali trarre materiale, portandolo alla superficie. Cosa altro è se non il diritto di ognuna di noi all'autodeterminazione? Alla libertà di essere se stesse? Alla libertà di scegliersi la vita? Ognuna ed ognuno di noi si faccia portatore di una cultura diversa dell'essere di diverso genere, che parta dal rispetto e dalla valorizzazione delle differenze: di tutte le differenze. Facciamoci strumento di un cambio culturale ognuno per il proprio ambito, dai luoghi di lavoro, a quelli della cultura di ogni grado e livello fino ad ogni momento del nostro privato”.