“È il primo accordo per una serie di trattative che abbiamo avviato. Non è vero quindi, come qualcuno sostiene, che il confronto è fermo. Stiamo raccogliendo ampie disponibilità. Ed è anche la dimostrazione che la proposta unitaria dei sindacati sa costruire convergenze, smentendo l'idea secondo cui l'indisponibilità della Confindustria, in particolare Federmeccanica, segnerebbe la negatività della proposta sindacale bollata come vecchia”. A dirlo è Franco Martini, segretario confederale della Cgil, all'indomani dell'accordo con Confapi sul modello contrattuale. Sono cinque i tavoli aperti su questo tema. Gli altri stanno procedendo con Confprofessioni, Confcommercio (c'è un incontro giovedì mattina), artigiani e cooperazione (in questo caso se ne riparlerà a settembre). “Con le piccole e medie imprese – osserva Martini – c'è stata la prima firma, ma siamo impegnati nella conclusione anche con le altre associazioni”.

Rassegna Quali sono i punti salienti dell'accordo firmato?

Martini Quello principale è sicuramente la condivisione dell'impianto basato sui due livelli, con la conferma della centralità del contratto nazionale contrariamente a quanto si è sostenuto per molto tempo. Anche negli altri tavoli stiamo procedendo in questa direzione.

Rassegna Altro tema è la rappresentanza. Ci sono passi avanti?

Martini C'è un fatto importante, cioè il riconoscimento che la misurazione della rappresentatività deve riguardare anche il sistema delle imprese. Non esiste la possibilità di procedere a una razionalizzazione degli assetti contrattuali se non definiamo anche il sistema della rappresentanza delle parti datoriali. È chiaro che se ogni sistema pensa di potersi inventare un contratto per conto proprio, alla fine si va alla moltiplicazione. Ecco, l'accordo con Confapi ammette l'esigenza che il sistema delle imprese deve potersi misurare.

Rassegna Poi c'è il capitolo della bilateralità.

Martini Sì, importante anche questo perché Confapi rappresenta un settore in cui la bilateralità è molto diffusa. L'accordo impegna tutti a un percorso per qualificarne la missione e per valorizzare le risorse umane, prevedendo anche investimenti sulla formazione e sulla sicurezza.

Rassegna A questo punto si allontana l'ipotesi più volte ventilata dal governo di un intervento legislativo?

Martini Be', non sarebbe giustificato. Stiamo dimostrando che le parti sociali sanno affrontare le esigenze di un riassetto del sistema contrattuale in un confronto autonomo.

Rassegna E con la Confindustria com'è la situazione?

Martini Ci sono incontri programmati tra il presidente Boccia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, il prossimo è venerdì. Al momento siamo alla riapertura del dialogo su una serie di questioni che riguardano la gestione dell'accordo sulla detassazione e il welfare contrattuale. Stiamo facendo anche una riflessione sulle crisi aziendali, vista l'imminente scadenza della mobilità a fine anno che impedirà di usare questo strumento: chiediamo al governo di occuparsene e di non scaricare il problema sulle parti sociali. Ma in generale, è ovvio, la chiave è lo sblocco del contratto dei metalmeccanici.