“Una situazione paradossale, quella a cui assistiamo sugli asili nido di Roma. Se da una parte avevamo contestato il bando con cui la giunta Alemanno dava in concessione strutture pubbliche a soggetti privati, dall’altra non possiamo pensare che la soluzione sia il licenziamento di 100 lavoratrici. Inoltre, i 581 bambini, già iscritti, dovranno traslocare in altre strutture comunali per trovare posto, aggravando le liste d’attesa e mettendo in competizione le graduatorie già predisposte dei nidi in concessione, con quelle dei nidi a gestione diretta e in convenzione”. Con una nota congiunta, Natale Di Cola, segretario Fp Cgil Roma e Lazio, ed Eugenio Ghignoni, segretario Flc Cgil Roma e Lazio, intervengono in merito alla chiusura di 7 asili nido da parte di Roma Capitale.

“L’amministrazione sostiene in una nota del 5 luglio – continuano i due dirigenti sindacali – che la chiusura sarebbe dovuta alle regole definite nella nuova disciplina sugli appalti e che la tempistica non consenta di fare nuove gare. Parliamo di una procedura nata male, che contestammo chiedendo l’annullamento, sia perché eravamo contrari all’esternalizzazione sia in ragione dei rilievi che l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (l’Avcp ora sostituita dall’Anac) espresse nel parere del 9 febbraio 2011, in cui si affermava che l’oggetto della gara doveva qualificarsi in termini di appalto di servizi e non di concessione, con la conseguente verifica della congruità del prezzo posto a base d’asta, ben al di sotto dei parametri definiti per questo tipo di servizio”.

“Da subito, sarebbe possibile tenere in piedi le strutture e garantire il servizio, utilizzando le graduatorie per le supplenze. Chiediamo alla giunta e al sindaco, Virginia Raggi, di convocarci immediatamente per trovare soluzioni che, senza dimenticare che le cento lavoratrici sono vittime delle passate gestioni e delle loro scelte sbagliate, e che non è possibile trattare i bambini come se fossero pacchi, tengano in giusta considerazione i diritti di tutti. Dal canto nostro, crediamo che la strada dei servizi a gestione diretta sia quella che garantisce al meglio i diritti dei bambini, la continuità del servizio e la qualità del lavoro. Il sistema pubblico non può usare il settore privato per scaricare i costi sociali di certe scelte, per scaricare cento persone in carne ed ossa con una pratica burocratica, e il settore privato che opera sotto la responsabilità di amministrazioni pubbliche deve rispettare le regole e riconoscere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, delle bambine e dei bambini”, concludono i due esponenti Cgil.