"La pesante e inedita crisi che ha stravolto le nostre economie e modelli produttivi e sociali, anche per il prossimo futuro, ha pure appesantito e meglio attrezzato le modalità operative e corruttive dell’economia malavitosa. Tutti i dati, le ricerche specializzate e soprattutto le crescenti indagini giudiziarie lì convergono, e confermano. Nella nostra regione, nonostante la crisi, la notevole entità delle risorse impegnate per lavori pubblici - in parte connesse alla ricostruzione post terremoto - si accompagna alla crescente attenzione rivolta al miglioramento delle modalità di controllo, trasparenza e piena regolarità dei lavori. Con procedure quasi sempre definite d'intesa fra le istituzioni e le rappresentanze sindacali ed imprenditoriali". Così Franco Zavatti, responsabile legalità e sicurezza della Cgil Emilia Romagna.

"Il volume delle risorse pubbliche è significativo e le attenzioni si devono accentuare. Se nel 2014 nella nostra regione si sono impegnati 1.260 milioni per lavori, in un solo semestre 2015 sono stati impegnati 351 milioni su bandi per lavori pubblici, 287 per affidamenti di forniture e 994 su bandi per servizi. In tal senso, dopo le intese per la ricostruzione nella legalità post sisma, si muove il recente Patto regionale per il lavoro e il Testo Unico su legalità ed appalti, ormai in dirittura d'arrivo. Sono parecchie le misure e gli interventi previsti nel Testo Unico per alzare e qualificare ancor più gli argini per la tutela dell’economia pulita, di imprese e professioni in regola, in un quadro di istituzioni territoriali trasparenti ed efficaci. Alcuni titoli: un osservatorio regionale su lavori, servizi e forniture e sostegno alla costituzione di analoghe sedi territoriali; concreti interventi formativi su lavoro e legalità; elenco di merito e rating delle imprese; azioni per il recupero e riutilizzo sociale degli immobili e imprese sequestrati alle mafie; elenco regionale dei prezzi per lavori in edilizia; potenziamento dei controlli nei cantieri pubblici e privati; attenzione e misure di premialità per le imprese dell'autotrasporto e facchinaggio; rinforzo delle attività di contrasto al lavoro nero e irregolare; promozione di reti di coordinamento fra gli enti pubblici per la migliore attuazione delle azioni anticorruzione; riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti pubbliche", osserva il dirigente sindacale.

"Ci soffermiamo sull’importanza e necessità di quest'ultima 'riforma' locale, che dovrà coinvolgere l'intera rete degli enti pubblici territoriali, abilitati a bandire appalti e contratti, dai comuni alle strutture sanitarie, scolastiche, universitarie, aziende e società pubbliche: ben oltre un migliaio le stazioni appaltanti in Emilia Romagna! Ben 142 l'incredibile numero di enti e sedi in provincia di Modena, abilitati a bandire appalti, con palese conferma degli ampi spazi per possibili semplificazioni burocratiche, più stretto coordinamento fra enti che operano nello stesso territorio, con maggiore qualità operativa ed efficacia nei controlli preventivi sulla qualità delle esecuzioni, rischi corruttivi e possibili condizionamenti malavitosi. Un’eccessiva frantumazione che va spesso a scapito delle competenze tecniche e che facilita la" preferibile" scorciatoia del massimo ribasso ed eccesso di subappalti", prosegue l'esponente Cgil.

"Da tempo, spingiamo con forza in tale direzione, a vantaggio della qualità, trasparenza, regolarità e legalità del lavoro nei cantieri e servizi. Il Testo Unico regionale recepisce e dà un impulso in tale direzione. È tempo di costituire le Centrali uniche di committenza, a partire da tutti i comuni e gli altri enti operanti nelle aree delle unioni comunali o anche a dimensione provinciale, come si auspica nel recente Protocollo su appalti e legalità, fra Comune di Modena e sindacati. In questi nostri territori, le esperienze positive e di buon coordinamento fra servizi e attività pubbliche proprio non mancano. Le funzioni già gestite in forma associata, specie a livello delle unioni dei Comuni, da noi sono all'avanguardia: in 27 unioni già si governa la gestione del personale; in 32 la gestione dei corpi di polizia municipale; in 40 unioni si gestisce l'attività di protezione civile. Le attuali 24 unioni comunali che gestiscono con la Cuc sono un buon punto di partenza, che dovrà essere triplicato entro il 2016. Una buona e necessaria sfida", conclude il sindacalista.