L’unica cosa certa sono gli esuberi. Alla Marangoni, storica impresa di pneumatici di Rovereto (Trento), i sindacati sono di fronte a una scelta: 120 licenziamenti complessivi (80 ad agosto e 40 entro la fine del 2017), senza contratti di solidarietà e con l’integrativo aziendale vincolato a obiettivi difficili da raggiungere, oppure “almeno” 68 licenziamenti (anche in questo caso tra agosto e anno prossimo), contratti di solidarietà per chi resta e contratto di secondo livello sempre vincolato come nella prima ipotesi. Un aut-aut, quello proposto dalla dirigenza il 1 giugno scorso, che oggi (lunedì 6 giugno) sarà discusso e valutato dall’assemblea dei lavoratori.

“Nelle due ipotesi che ci ha sottoposto l’azienda si parla soltanto di licenziamenti e di taglio dei salari con garanzie inesistenti” sottolinea il segretario generale della Filctem Cgil del Trentino Mario Cerutti, rimarcando che “in ogni caso, seppur in tempi diversi, 80 lavoratori andranno via”. L’esponente sindacale rileva anche “l’assenza di piani industriali e di investimenti”, oltre al fatto che Marangoni intende “intervenire sulla quattordicesima mensilità e sulle indennità, mettendo a rischio i premi. I lavoratori prenderanno tra i 2.500 e i 3 mila euro in meno: in sostanza, lavori di più e prendi di meno”.

Riguardo la seconda opzione, l’azienda ha precisato che i contratti di solidarietà (della durata di 12 mesi e non prorogabili) partirebbero da settembre, e sarebbero accompagnati da un programma di mobilità incentivata, anch’esso della durata di un anno, orientato a ricollocare i lavoratori. Al completamento di quanto stabilito nella seconda opzione, se i risultati non fossero quelli attesi Marangoni si riserverebbe comunque la possibilità di eventuali nuovi licenziamenti. L’azienda, infine, ha anche sottolineato che “la non perseguibilità dell'ipotesi 2 comporta necessariamente l'attivazione delle azioni dell’ipotesi 1”, ossia i 120 licenziamenti complessivi.

I sindacati, sempre nell’incontro del 1 giugno scorso, hanno lanciato una controproposta centrata sull’utilizzo dei contratti di solidarietà per 12 mesi per tutti i lavoratori, sull’immediata presentazione di un nuovo piano industriale, sulla procedura di mobilità (con annessa ricollocazione nel gruppo) solo su base volontaria e sul mantenimento del contratto integrativo in essere. Un disegno che, tranne per i contratti di solidarietà – che Marangoni, ha spiegato il segretario Filctem Cerruti, considera “una sorta di concessione dovuta alle pressioni politiche che l'azienda ha ricevuto dopo l'interessamento del consiglio provinciale”) – l'azienda ha rifiutato.