Primo giro di boa per la riforma dell'editoria approvata ieri (2 marzo), in prima lettura, dalla Camera dei Deputati. Ora il provvedimento passa all'esame del Senato. Tra i contenuti principali, fondo per il pluralismo, innovazione dell'informazione e deleghe al governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti, della composizione e delle competenze del consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Il fondo sarà istituito presso il ministero dell'Economia e alimentato "dalle risorse statali destinate alle diverse forme di sostegno all'editoria quotidiana e periodica anche digitale, comprese le risorse del fondo straordinario per gli interventi di sostegno".

Il testo, approvato da Montecitorio, delega poi il Governo a ridefinire la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici. Ai contributi, dunque, potranno accedere "le imprese editrici che esercitano unicamente l'attività informativa autonoma e indipendente, di carattere generale, costituite come cooperative giornalistiche, come enti senza fini di lucro, o, per un periodo di tre anni dalla data di entrata in vigore della legge, come imprese editrici di quotidiani e periodici, la maggioranza del cui capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non aventi fini di lucro". La delega al governo stabilisce anche i requisiti per accedere ai contributi: "la riduzione a due anni dell'anzianità di costituzione dell'impresa editoriale e di edizione della testata; l'adempimento degli obblighi del rispetto dei contratti di lavoro; l'edizione in formato digitale, dinamico e multimediale della testata; l'obbligo di dare evidenza del contributo ottenuto e di tutti gli ulteriori finanziamenti ricevuti a qualunque titolo".

A proposito, poi, dei criteri di calcolo del contributo, la delega prescrive che si dovrà giungere al "superamento della distinzione tra testata nazionale e locale, graduando il contributo in considerazione del numero di copie annue vendute, che dovranno essere comunque almeno il 30% di quelle distribuite"; mentre per le testate on-line si terrà conto dei "contenuti informativi originali, del numero dei giornalisti, dell'aggiornamento dei contenuti e del numero effettivo di utenti unici raggiunti". Previsti anche "criteri premiali, ad esempio, per azioni di formazione e aggiornamento del personale, e introduzione d'incentivi agli investimenti in innovazione digitale dinamica e multimediale".

Per i sindacati della comunicazione, si tratta di un testo incompleto: "L’approvazione della proposta di legge sull’editoria, da parte della Camera, contiene punti condivisibili – afferma Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil –, ma rimangono ancora alcune criticità. Bene, che sia stato mantenuto il criterio del rispetto dei ccnl, come requisito per accedere ai fondi, un dato importante in un contesto di tentativi di deregolamentazione della contrattazione collettiva. Positivo, anche che il contributo dello 0,1% del fatturato degli operatori della filiera pubblicitaria coinvolga le Over The Top. Rimane, purtroppo, il dato della scarsità degli stanziamenti per il 2015, che colpisce ulteriormente testate editoriali e lavoratori, da tempo in difficoltà. Infine, continua a lasciarci contrari l’eccesso di delega che la proposta di legge attribuisce al Governo".
 
Secondo Cinzia Maiolini, della segreteria nazionale Slc, con delega alle pari opportunità, "è estremamente positivo che la Camera abbia approvato un emendamento alla riforma dell’editoria che stabilisce, quale criterio per accedere ai contributi, “l’obbligo, per l'impresa, di adottare misure idonee a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell'immagine e del corpo della donna”.