ROMA - La questione bancaria non riguarda il solo settore specifico ma chiama in causa l'intero sistema paese. È un tema da affrontare evitando lo 'spezzatino' – come invece sta operando il governo con una serie di decreti legge senza un disegno complessivo di riforma – attraverso l'avvio di un confronto che metta intorno al tavolo tutti i soggetti interessati. Portatori di idee e proposte come quelle di Fisac e Cgil contenute nel manifesto 'Per una buona finanza e le banche al servizio del paese', presentate oggi (19 febbraio) dal numero uno della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, Agostino Megale, e dalla leader di corso d'Italia, Susanna Camusso.

 «La grande crisi non è finita, al contrario c'è il rischio di una nuova recessione globale»

L'assunto di partenza, ancor prima della recrudescenza piombata recentemente sul settore e che ha portato al varo di ben quattro distinti provvedimenti (salva banche, riforma delle popolari, banche di credito cooperativo e 'bad bank'), è in questa osservazione di Megale: “La grande crisi non è finita, al contrario c'è il rischio di una nuova recessione globale che, per un paese come il nostro, vorrebbe dire il non essere mai usciti dalla crisi scoppiata nel 2008, con prospettive molto preoccupanti”. In questi anni molto tempo è andato perduto, specie nell'affrontare le criticità del settore: “Nel 2013 presentammo il manifesto per la buona finanza – ha spiegato – con proposte, in parte tradotte in legge e in parte non affrontate, per una riforma complessiva del sistema bancario”.

Un tema, in queste ore calde per l'intero sistema finanziario, ancora di stretta attualità: “Ribadiamo l'importanza di un intervento coordinato nel mondo delle banche e della finanza – ha spiegato il segretario generale della Fisac Cgil –. Il 2016 è l'anno della trasformazione in Spa delle maggiori banche popolari, così com'è l'anno della riforma delle Bcc. Sarà poi l'anno della nuova disciplina europa sulle crisi bancarie. Ragioni di sistema che motivano l'approvazione di una riforma complessiva del sistema, che metta al centro il tema del risparmio e dell'occupazione”.

La Fisac e la Cgil hanno una proposta, nota come il manifesto per la buona finanza, che vorrebbero discutere col governo. Una proposta che, in estrema sintesi, si può declinare in sette punti che vanno: dal completamento dell'unione bancaria europea, con la revisione del Bail in ('con una sospensione temporanea per paesi, come il nostro, che non hanno ricevuto un euro per salvataggi', ha affermato Megale) e degli stress test con valutazione dei derivati, alla definizione di un nuovo modello di banca al servizio del paese: bad bank per liberare risorse, separazione tra banca commerciale e banca d’affari e nuovo modello di banca proposto unitariamente da tutti i sindacati del credito. Dalla difesa dell'occupazione, con utilizzo volontario del fondo e piano giovani, al contrasto alle politiche commerciali indebite per costruire un protocollo tra le parti su vendite sostenibili e organizzazione del lavoro. Da un intervento sulla Consob, che si è dimostrata inadeguata e deve ripristinare gli scenari probabilistici, ad una Banca d'Italia che deve superare alcuni limiti, confermandone il ruolo e nuovi poteri, come la rimozione dei vertici delle banche, governance e partecipazione. Per arrivare alla centralità del tema legalità, attraverso più moneta elettronica e meno contante, e dell'equità, con la riduzione dei compensi percepiti dal top management.

«Noi c'eravamo, dov'erano gli altri quando nel 2013 abbiamo posto i temi della buona banca?»

Un pacchetto, aggiornato alla luce degli interventi spezzatino degli ultimi tempi, che la Cgil e la Fisac vogliono discutere col governo, per arrivare ad una riforma complessiva del sistema bancario. Un insieme di proposte che hanno fatto dire al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, “verrebbe da dire: noi c'eravamo, dov'erano gli altri? Quando nel 2013, e poi ancora nel 2014, abbiamo posto i temi della buona banca, erano già indicati tutti i problemi contro i quali saremmo andati”. Eppure, ha aggiunto, “ci siamo trovati di fronte ad una idea di non affrontare il grande tema della crisi, incrociando una grande sordità del sistema bancario”.

Irrompe adesso una crisi di sistema che non può essere affrontata di decreto e in decreto: “È un fatto molto discutibile che in un settore primario per il paese, per rideterminare delle regole positive, si debba agire per decreti, attraverso un'operazione spezzatino”. Secondo la leader della Cgil, infatti, “siamo di fronte a un problema di sistema, non di urgenza: se lo spezzetti non dai al paese il messaggio di cui ha bisogno”. Per questo, nella consapevolezza che “il sistema bancario è un anello fondamentale”, serve una riforma complessiva, che guardi al paese e alle sue prospettive, mettendo al centro il tema del lavoro, perché i processi che investiranno il settore non vengano scaricati ancora una volta sui lavoratori.