La Lombardia è tornata a occupare le pagine dei giornali per l'ennesimo scandalo nella sanità. L'era Maroni non sembra poi tanto diversa da quella Formigoni, e per la Cgil il nodo da sciogliere resta politico oltre che giudiziario. “E questo perché la discontinuità che era stata sbandierata rispetto alla gestione della sanità, in realtà, non c'è stata. La pratica nella gestione del sistema sanitario lombardo, una pratica che permette forme di devianza e di malaffare come quelle che vengono raccontate in questi giorni, è rimasta estattamente la stessa.” A dirlo è Elena Lattuada segretaria generale della Cgil Lombardia, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.

“E' chiaro - continua Lattuada - che la struttura di accreditamento dei privati nel sistema pubblico determina che gli affari predominano sempre sulla salute dei cittadini. In questo caso stiamo parlando di grandi strutture sanitarie, a Milano, in Brianza e altrove, strutture che si occupano di odontoiatria, un settore nel quale il malaffare si è assolutamente incistato. A questo si aggiunge il fatto che ad essere pescato con le mani nel sacco è stato Fabio Rizzi, il presidente della III Commissione regionale, quella che si occupa proprio di Sanità. Colui che dopo l'arresto dell'assessore a novembre ha ideato la riforma socio sanitaria regionale. Insomma, non siamo semplicemente di fronte all'ennesimo scandalo, ma alla definitiva evidenza del fatto che il sistema così come è non funziona. Ormai non basta qualche parola moralista o qualche controllo in più“.  

Questo è il motivo per cui Cgil, Cisl e Uil hanno invocato una discontinuità, una cesura effettiva che elimini la commistione affaristica tra politica e sanità. “Il fallimento della giunta - afferma ancora la leader del sindacato lombardo - dovrebbe tradursi in atti politici. Ma nonostante la mozione di sfiducia sottoscritta dalle opposizioni, non credo che succederà nulla. Al netto di questo, vorremmo che ora il controllo che la riforma aveva previsto sia effettivamente esigibile e non solo scritto sulla carta. La commissione di controllo dovrebbe essere gestita diversamente, c'è bisogno di un incrocio di controlli e forse anche di ripensare da capo il sistema sanitario, di cambiare regia, di cambiare stile”.  

Il governatore Maroni ha continuato nelle ultime ore a difendere la riforma del settore sanitario, ma ha preso appuntamento con Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione per valutare se istituire o meno un'authority regionale, e  ha convocato tutti i direttori generali degli ospedali e delle ex Asl.
”Diciamo che sta correndo ai ripari - ha concluso Lattuada -, visto che il suo uomo di fiducia è stato preso con le mani nel sacco. Staremo a vedere. Io penso che dovremo vigilare con attenzione, e continuare a rivendicare maggiore trasparenza, oltre che un ritorno della gestione pubblica. Dobbiamo riportare il dibattito complessivo sulla misurazione di efficacia della struttura sanitaria, ma non mi pare che questo sia l'orizzonte verso il quale la regione si stia muovendo. Quelli di Maroni, mi sembrano palliativi”.