"La vicenda della Casa famiglia Villa Alba di Parma, apre interrogativi inquietanti sul modo in cui vengono 'assistite' persone in situazioni di bisogno, anziani e disabili. Maltrattamenti, abusi, sottomissioni fisiche e psicologiche come strumento quotidiano di lavoro, in strutture per le quali non è richiesta alcuna specifica autorizzazione, dove opera personale dalla dubbia qualificazione professionale, sulle quali non viene esercitato alcun controllo. È quanto afferma Bruno Pizzica, segretario generale dello Spi Emilia Romagna.

"Abbiamo chiesto alla Regione di avere un quadro preciso di quante sono le Case famiglia aperte sul nostro territorio e sollecitiamo con forza che si faccia una ricognizione precisa, comune per comune, su dove sono, come lavorano, quale livello di assistenza garantiscono, in che modo rispettano la dignità delle persone che vi sono accolte. Occorrono 'porte aperte' su strutture del genere, occorrono regole precise, occorrono requisiti controllabili e controllati con rigore", prosegue l'esponente dei pensionati della Cgil.

"Il problema, peraltro, s'inserisce all'interno di un quadro che richiede con urgenza un lavoro di riprogettazione del sistema dei servizi per gli anziani, oggi non in grado di assicurare a tutti coloro che hanno problemi di autosufficienza, la necessaria presa in carico. Questa Regione ha fatto molto su tale versante e impegna risorse rilevanti, ma le risposte rischiano di non essere più all'altezza del bisogno di una parte di popolazione che cresce e che non può essere abbandonata a se stessa o, peggio, costretta a rivolgersi ai sempre più numerosi 'sciacalli' dell'assistenza, che per rette che sfiorano i 2.000 euro al mese, offrendo in cambio comportamenti violenti e mortificanti. Riteniamo urgente l'apertura di un confronto di merito con la Giunta", conclude il dirigente sindacale.