Le nuove linee guida radiologiche emanate dal ministero della Salute possono mettere a rischio il mantenimento del servizio in ambulatori e strutture periferiche. É fondamentale che anche l'assessore provinciale Zeni, in linea con la posizione assunta dalla Conferenza delle Regioni, si faccia parte attiva per modificare le indicazioni ministeriali”. Cgil, Cisl e Uil del Trentino colgono l'allarme lanciato dai tecnici radiologi, e non nascondono la preoccupazione per gli effetti che questo provvedimento potrebbe avere sul nostro territorio.

“Imporre la presenza di una èquipe medica radiologica (medico radiologo e tecnico radiologo) in tutti gli ambulatori – sottolineano Andrea Grosselli (Cgil) Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) – mette in seria discussione un sistema fondamentale come la radiodiagnostica sul territorio e a domicilio, allungando le liste d'attesa, già in situazione di criticità in alcuni ambiti, e rischia di far scomparire tutti i progetti di telemedicina nel settore radiologico, su cui la provincia ha molto investito”.

A pagare le conseguenze più pesanti della nuova organizzazione sarebbero proprio i cittadini delle valli: solo se le linee guida del ministero verranno riviste, infatti, un tecnico radiologo potrà continuare a effettuare esami per immagini a domicilio o sul territorio, grazie ai nuovi sistemi radiologici, mentre i referti potrebbero essere letti da remoto dal medico radiologo. Parallelamente, un'organizzazione fondata su tecnici radiologi incaricati di effettuare gli esami, e i medici radiologi concentrati sull'analisi degli stessi e sui referti, consente di far funzionare a pieno regime i costosi macchinari per la diagnostica per immagini negli ospedali delle aree urbane e delle periferie. Un'organizzazione destinata a venir messa in discussione, se diverranno operative le indicazioni ministeriali. Così come, prevedendo un'equipe medica radiologica in ogni struttura, non rischia di limitare lo sviluppo della teleradiologia, “strumento fondamentale per mantenere i servizi sui territori periferici e domiciliarizzare le cure”.

Per tale ragione, i sindacati locali, in linea con la posizione assunta a livello nazionale dalle federazioni di categoria, e coerentemente alla richiesta inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, chiedono all'assessore Luca Zeni che anche la Provincia di Trento solleciti attivamente Beatrice Lorenzin a ritirare e a modificare il provvedimento. "Le linee guida della ministro – concludono Cgil, Cisl e Uil – contrastano con il processo di riarticolazione ospedaliera e del servizio sanitario in una logica di rete, che l'Asl e la Giunta provinciale hanno assunto come prioritario per qualificare l'assistenza medica in Trentino".