“La supplentite non è affatto terminata, il dato di fatto inoppugnabile è che oggi abbiamo ancora in essere alcune decine di migliaia di incarichi a tempo determinato, quindi nonostante l'organico potenziato, nonostante le immissioni in ruolo ancora oggi siamo in questa situazione”. Così questa mattina Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, nel suo intervento su RadioArticolo1 durante la trasmissione “Italia Parla”. Quanto al concorso annunciato dal ministro Giannini, “credo sia un atto dovuto. Dopodiché ci sono questioni legate al fatto che l'operazione di stabilizzazione del personale non ha tenuto conto di un pezzo di precariato che aveva già sostenuto abilitazioni e che aveva già superato delle selezioni. Un  problema che avevamo denunciato da tempo: adesso si tenta di fare quest'operazione che dovrebbe ricomprendere anche questo personale però determinando una differenza di trattamento”.

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Tuttavia, anche sul concorso non sono tutte rose e fiori. Per la sindacalista, infatti, “tra i posti messi a ruolo ce ne sono pochissimi sul versante del sostegno, che invece rappresenta, all'interno di questo grande pacchetto di tempi determinati, una quota molto elevata”. 

Altro tema caldo che riguarda l’istruzione è quello dell’alternanza scuola-lavoro. “Sull'alternanza – ha ribadito la sindacalista – la Cgil ha puntato molto. Il problema è che assistiamo a una sorta di doppia governance: da un lato il ministero dell'Istruzione che ha tentato di mettere a punto i contenuti delle legge 107, dall'altro il ministero del Lavoro che fa interventi su questo versante, a volte ci sembra neanche molto coerenti rispetto al senso della legge”. Il riferimento è il recente decreto che dà la possibilità di assolvere in apprendistato nei percorsi di istruzione e formazione professionale, una parte del proprio percorso di istruzione: “Riteniamo che non ci siano le condizioni minime perché questo percorso possa essere in qualche modo assimilato così come è stato fatto da vari esponenti del governo al percorso duale tedesco. In Germania, infatti, questo percorso ha delle garanzie, la prima delle quali è rispetto alla certificazione delle condizioni formative in impresa. È chiaro che se non c'è un controllo sostanziale sulle imprese dove si va a fare il percorso di apprendistato, si rischia che questo percorso venga fortemente dequalificato.

L’altro tema sollevato da Fracassi è il numero di ore di formazione: “Sostanzialmente si sta introducendo una via bassa, una via dequalificata e un sistema alternativo al percorso ordinario di istruzione”. Per questo nell’incontro del 27 gennaio al ministero dell’Istruzione “chiederemo che ci sia un luogo, un contesto all'interno del quale non soltanto si possano mettere insieme ministero del Lavoro e dell'Istruzione, ma anche una sorta di cabina di regia che veda protagoniste le parti sociali”.


L’obiettivo importante dell’alternanza scuola lavoro, ha concluso il segretario confederale Cgil, “dovrebbe essere quello di avvicinare la scuola non tanto al lavoro quanto alla cultura del lavoro. Percorsi che possano garantire maggiore  occupabilità, certamente, ma nello stesso tempo fornire quel minimo di competenze e conoscenze necessarie per una cittadinanza consapevole dei nostri ragazzi e ragazze. Una sfida alta su cui occorre che il governo e alcune associazioni datoriali abbandonino le derive ideologiche a cui abbiamo assistito in questi mesi”.