Scatta la protesta a Gela: lavoratori, disoccupati con le loro famiglie, stanno manifestando dell'alba di stamani, 19 gennaio. Con picchetti hanno chiuso le strade statali, bloccati anche gli ingressi alla città. Gli operai chiedono chiarezza sul futuro dell'indotto del petrolchimico. In piazza ci sono un migliaio di persone, che protestano contro i ritardi nella mancata riconversione della raffineria, prevista da un protocollo d'intesa firmato nel novembre del 2014. Lo riferisce l'Adnkronos. In programma due incontri: uno con il prefetto di Caltanissetta, Teresa Cucinotta, e l'altro con diversi rappresentanti di categorie del tessuto produttivo gelese, per tentare di sbloccare la situazione. Domani, 20 gennaio, lo sciopero nazionale della chimica in città si trasformerà in uno sciopero cittadino con nuovi cortei e manifestazioni. 

"Dobbiamo arrivare al premier Renzi e dirgli chiaramente che Gela aspetta risposte, né elemosine, né altro". Lo scrive Ignazio Giudice, segretario della Cgil di Gela, sulla sua pagina Facebook. "Dai bambini, ai pensionati, nessuno vuole stare più con il fiato sospeso - spiega -. Serve una legge speciale a favore dei disoccupati, dei precari, dei nuovi poveri e dei commercianti in crisi. Serve salute e lavoro (...). I suoi abitanti non vogliono elemosina ma risposte".

La situazione a Gela è sempre più drammatica, serve una soluzione immediata per tutelare i lavoratori. Così un comunicato della Fiom. Il sindacato dei metalmeccanici "condivide e sostiene la mobilitazione dei lavoratori delle imprese dell'indotto del petrolchimico di Gela, che da stamane presidiano l'area industriale dopo la nefasta ritirata della multinazionale Eni". Queste le parole di Sergio Bellavita, responsabile del settore petrolchimici.

"Siamo loro vicini - aggiunge il sindacalista - e chiediamo con forza che arrivino risposte occupazionali e di sostegno al reddito, come peraltro il protocollo sottoscritto su Gela prevedeva. Chiederemo al ministero dello Sviluppo economico e al Governo la convocazione di un tavolo specifico sui lavoratori dell'indotto. La situazione è drammatica e inaccettabile. Non è più rinviabile l'individuazione di una soluzione che consenta di riconquistare dignità e certezze nella vita di centinaia e centinaia di uomini e donne", conclude.

“C è bisogno di una risposta immediata di Eni – ha detto preoccupato Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil – e la necessità di un impegno straordinario del Governo nazionale stesso”. Eni ha rallentato – accusa Miceli – tutti gli investimenti  per la realizzazione della bioraffineria -  previsti dal recente protocollo firmato al Mise con le organizzazioni sindacali – , la stessa manutenzione e “coltivazione” dei pozzi. Gela è al momento il punto più alto di crisi dell'Eni e fa parte di quella strategia di dismissione, per la quale domani c'è lo sciopero generale del Gruppo. “C'é il rischio – conclude Miceli – che le tensioni possano degenerare e c'è bisogno di una presa di responsabilità adeguata alla gravità dei fatti”.