“La battaglia al lavoro minorile è un imperativo categorico e il nostro paese non è immune: l'allargamento della povertà è un alibi di disattenzione rispetto a certi temi”. A dirlo è il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, concludendo l'incontro organizzato dalla confederazione di Corso Italia a Roma in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

“Occorre innalzare l'obbligo scolastico – sottolinea la dirigente sindacale – in modo da proteggere i bambini e garantire i percorsi di istruzione. L'impegno dei sindacati continua sulle vertenze con le multinazionali, ma la contrattazione e il controllo della delocalizzazione non sono battaglie solo nostre: serve il coinvolgimento del governo e degli istituti di ricerca come supporto a una grande iniziativa per l'obbligo del codice etico per le imprese. Bisogna contrastare la povertà e Iqbal è la grande idea che si può reagire se si è uniti”.

Quest'ultimo riferimento è al film di animazione proiettato in apertura dell'incontro, “Iqbal - bambini senza paura” dedicato al bambino indiano ucciso nel 1995 a soli 12 anni. La sua è una storia che ha fatto il giro del mondo: venduto per 12 dollari a un mercante di tappeti e costretto a lavorare più di 10 ore al giorno, Iqbal si rifiuta nonostante le violenze, si organizza con gli altri bambini e fugge dalla reclusione prima di essere ammazzato. I sindacati indiani hanno dato voce a questo piccolo eroe diventato il simbolo della causa contro lo sfruttamento minorile nel mondo.

Gianni Rosas, direttore dell'ufficio Ilo per l'Italia e San Marino, interviene con cifre pesanti che danno ancora più senso alla giornata organizzata dalla Cgil. “Sono circa 168 milioni, di cui 85 in maniera critica, i bambini nel mondo che vengono sfruttati, schiavizzati”. A sottolineare altri due aspetti importanti è Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia: “Nel nostro Paese – osserva – dal 2000 non c'è più una misurazione sul lavoro minorile, mentre le moderne migrazioni portano al fenomeno dei 'bambini invisibili' privi di documenti, spesso abbandonati e poi arruolati in attività illegali”.