“Con nostra sorpresa siamo stati riconvocati all'Aran, ieri pomeriggio e di nuovo oggi, per due incontri sugli orari di lavoro nel servizio sanitario nazionale, rispettivamente per la dirigenza Stpa e per il personale del comparto. Abbiamo ribadito per entrambi la nostra posizione: no ad altre deroghe alle previsioni normative europee e nazionali sugli orari di lavoro, no soprattutto a ridurre i periodi di riposo fra un turno e l’altro, no alla previsione di pronte disponibilità “camuffate” attivate al posto di turni ordinari di lavoro che non possono essere programmati, perché il personale è insufficiente per aprire i gruppi operatori e i servizi di urgenza ed emergenza”. Lo dichiarano le federazioni di categoria Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.

“Le deroghe sono state attivate ormai dal 2010 – spiegano i sindacati - e in questi anni sono servite solo come alibi al ministero della Salute per non fare le politiche e gli investimenti necessari sul personale. Investimenti che erano e sono necessari a indurre quei cambiamenti che devono accompagnare le trasformazioni dichiarate nei diversi patti per la salute. E sono servite anche alle Regioni, per tagliare la spesa e non controllare sprechi e ruberie che si annidano nel sistema e portano la spesa fuori controllo; e alle direzioni aziendali, per evitare quei cambiamenti organizzativi e professionali indispensabili per assicurare appropriatezza delle cure, nel rispetto di standard adeguati e condivisi”.

“Il personale del servizio sanitario è diminuito in 5 anni di oltre 20.000 unità, il ricambio generazionale è inesistente e l’età media si è alzata in modo preoccupante. I lavoratori che per ragioni di salute non possono esercitare al meglio sono oltre il 20% del personale delle aziende sanitarie e ospedaliere. Questi numeri presentano una fotografia preoccupante, considerato quanto questo settore sia strategico sia per il benessere dei cittadini che per l’economia del nostro paese”.

“Il lavoro, all’interno del sistema sanitario, è l’elemento più qualificante e più importante. Lo devono capire il ministro della salute, i governatori delle regioni, i direttori delle aziende: serve investire sui professionisti e gli operatori, sul loro benessere, sulla crescita delle competenze, sulla formazione, per fare salute in modo qualificato e sostenibile economicamente. Non bloccare il turn over, i contratti di lavoro e tagliare le prestazioni”.

“Per questo ribadiamo il nostro no alle deroghe e chiediamo un confronto vero con il governo e le regioni sulle condizioni organizzative e professionali dei servizi, sugli investimenti e sulla programmazione dei prossimi anni del sistema sanitario. E chiediamo naturalmente – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - di aprire la trattativa per il rinnovo contrattuale, con risorse adeguate e con la disponibilità ad aggiornare l’ordinamento professionale e gli istituti contrattuali del salario e delle tutele dei lavoratori”.