Un luogo fortemente simbolico, lì dove il piccolo Peppino, dieci anni non ancora compiuti, conobbe il duro lavoro nei campi. Dopo la morte prematura del padre, doveva essere d’aiuto in casa, così conclusa la seconda elementare lasciò controvoglia la scuola, la passione per lo studio, quel “mondo delle parole” utili per affrancarsi dall’ignoranza e dalla povertà. La paga consisteva in due carlini al giorno, circa 80 centesimi, più l´acquasale, pane raffermo bagnato con qualche goccia d´olio.

Quel luogo, Masseria Cirillo, in agro di Orta Nova a pochi chilometri dalla natia Cerignola, è stato scelto dalla Cgil di Foggia per celebrare il 58° anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio. L’area è stata oggetto di uno degli “sciopero al rovescio” programmati in Capitanata, con la bonifica e il recupero del cippo che ricorda proprio il “primo luogo di lavoro” del padre del sindacalismo italiano, stele commemorativa realizzata all’indomani della sua morte.

Su iniziativa dei militanti della Camere del Lavoro, in collaborazione con le categorie della Flai, Fillea e Filcams e il sostegno delle federazioni nazionali, “è stato ristrutturato il cippo, in passato anche oggetto di atti di vandalismo – spiega Filomena Trizio, segretaria generale della Cgil di Foggia – così come il marmo che riporta un disegno del volto di Di Vittorio. Le pietre sono state poste su una pavimentazione e l’area è stata ripulita delle erbacce e nel tempo provvederemo anche a realizzare alcune panchine per attrezzarla ad area di sosta”.

Prendersi cura della memoria, uno degli slogan scelti dalla Cgil, “per riaffermare il valore fondante del lavoro, quale elemento imprescindibile di dignità e autonomia, così ben rappresentato dalla figura di Di Vittorio. Al Sud, nella nostra regione e in particolare nella nostra provincia – conclude Trizio – vessata da illegalità diffusa, lavoro nero, sottosalario, sfruttamento, fenomeni aumentati nella lunga fase recessiva dove il ricatto di un reddito a qualunque costo ha dispiegato i suoi effetti in maniera drammatica, serve più che mai occupazione a la presenza forte dello Stato. Senza legalità, senza lavoro, non si potrà parlare di sviluppo vero, sostenibile e regolato. Di Vittorio era uomo del Sud ben conscio che senza una crescita del Mezzogiorno non ci sarebbe stato futuro per l’intero paese.