La crisi economica e sociale in cui siamo tuttora coinvolti si è sviluppata lungo fasi e cicli differenti, nelle quali l' alternanza e il reciproco influsso dei vari fattori in gioco hanno alimentato una spirale recessiva che ha eroso alcune risorse profonde e di base delle società avanzate: le aspettative sociali, la motivazione e le prospettive di sviluppo delle forze di lavoro, l' innovazione del sistema produttivo, le capacità di indirizzo e governance dei poteri pubblici, la tenuta del legame sociale.

Le politiche di livello nazionale, e la loro dipendenza dagli orientamenti europei all' insegna dell' austerità , hanno avuto in questo un ruolo decisivo, e si ritrovano certamente sullo sfondo dell' analisi della contrattazione sociale territoriale negli anni più acuti della crisi. Difatti, gli effetti più evidenti della crisi stessa (l' aumento deciso dei tassi di disoccupazione, la crescita quantitativa e il cambiamento qualitativo della condizione di povertà , la frattura Nord-sud, la stagnazione dei consumi senza innovazione dei mercati e dei prodotti, ecc.) non possono che prendere corpo nei territori e fare appello alle capacità di reazione degli attori sociali e politici. Questi processi, se possono essere osservati in modo segmentato nell' agenda politica e sociale di livello nazionale, nei livelli territoriali - laddove essi precipitano - si rivelano nella loro dimensione complessa. Risultano più evidenti gli scivolamenti progressivi e le connessioni tra i diversi piani in particolare tra l' incertezza occupazionale e le (nuove) povertà , tra la crisi finanziaria degli enti pubblici e il ritiro del welfare, tra le crisi aziendali e il cambiamento della qualità urbana di quartieri e territori.

Una cartografia delle nuove questioni sociali che insistono nei territori

In questa prospettiva, la contrattazione sociale territoriale può essere intesa in maniera duplice: sia come sensore degli orientamenti e dell' andamento delle agende istituzionali e delle politiche pubbliche sia come cartografia delle nuove questioni sociali che insistono nei territori. Peraltro, alla fase di crisi economica si sono sommati cambiamenti sia endogeni sia esogeni riguardanti la governance e l' amministrazione pubblica in senso stretto: la spinta (forzosa, in prevalenza) verso tagli ai trasferimenti le nuove modalità di bilancio armonizzato e l' adozione dei costi standard l' orientamento a nuovi assetti di relazione tra le amministrazioni (associazionismo tra comuni, gestioni associate, società partecipate, ecc.). Tutto questo connesso alla crisi delle finanze locali e alla configurazione mutevole delle entrate tributarie e tariffarie.

La rigidità imposta dal patto di stabilità interno e la spending review hanno avuto come ricaduta - ora visibile - una flessione degli stanziamenti in particolare degli enti locali nel welfare cosiddetto " allargato" . Nonostante ciò molte amministrazioni hanno continuato a cercare soluzioni condivise con le forze sindacali. Anche nelle amministrazioni locali si sta prendendo consapevolezza che il welfare può e deve essere occasione, non solo di buon governo e servizi erogati, ma anche strumento per uno sviluppo economico e occupazionale. Questo terreno di confronto è fondamentale e lo sarà ancora di più per la realizzazione di un vero " stato delle autonomie" che dia realmente attuazione a un processo di federalismo amministrativo e fiscale nel quale le forze sociali, i sindacati, siano parte attiva di un nuovo percorso di " programmazione condivisa" .

La Cgil operi un effettivo processo d' innovazione delle politiche contrattuali

Occorre che la Cgil - a partire dalla dimensione camerale - operi un effettivo processo d' innovazione delle politiche contrattuali. Oltre agli investimenti in competenze, occorre ampliare la gamma dei soggetti che incrociano le tematiche contrattuali e quelle di natura sociale e territoriale. La contrattazione si fonda sì sulla capacità negoziale, sulla conoscenza delle materie sempre più complesse e orientate oggettivamente dalle scelte in materia di finanza pubblica, ma il tema della partecipazione resta un nodo ineludibile.

E' questo il tema che ci può far fare un passo in avanti: partecipazione delle strutture nell' analisi e nella definizione degli obiettivi e all' attività negoziale partecipazione della nostra rete di delegate e delegati sugli obiettivi della contrattazione riferiti a specifici ambiti territoriali e ai singoli comuni partecipazione delle nostre iscritte e dei nostri iscritti alla fase di definizione delle piattaforme, incrociando anche gli ambiti aziendali intorno al tema della contrattazione sociale e territoriale. Sperimentazione di forme di partecipazione democratica, a partire dalle assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio.

Il tema di come si agisce concretamente la confederalità la ricomposizione tra produzione e riproduzione sociale, il rapporto tra luogo di lavoro e territorio debbono tradursi in proposte e pratiche negoziali attraverso le quali ritessere una relazione solida con i/le lavoratori/trici, i/le pensionati/e, i cittadini, tali da restituire contenuto e piena legittimità alla rappresentanza e alla rappresentatività del sindacato.

L' organizzazione, a tutti i livelli, deve attrezzarsi per instaurare e far vivere con continuità e intensità un effettivo rapporto democratico non solo tra base e vertice dell' organizzazione sindacale ma nel territorio, con gli attori organizzati, con i singoli cittadini, per rispondere alla necessità di una reale rappresentatività di interessi più vasti, ed evitare il rischio di agire sulla base di una " delega di interpretazione" dei bisogni altrui che nessuno gli ha affidato e indebolire, in tal modo, la qualità e l' efficacia della sua azione.

Le tematiche e il profilo della contrattazione

Nei rapporti sulla contrattazione sociale pubblicati negli anni più recenti sono stati evidenziati, anno su anno, progressivi cambiamenti di alcuni aspetti strutturali e di fondo dell' attività di contrattazione sociale. Uno di questi è la composizione dei documenti per tipologia del materiale. In questo caso il tono del cambiamento risulta nella progressiva diminuzione degli accordi in quanto tali, e cioè i documenti conclusivi del processo negoziale, che prevedono la condivisione tra le parti di temi, indirizzi, iniziative, provvedimenti ed eventualmente verifiche. Nel corso del quadriennio gli accordi, sul totale dei documenti inseriti, sono passati dal 75,5% (2011) al 62,4% (2014) di conseguenza, l' aumento dei verbali è stato corrispondente: dal 20,3% (2011) a circa un terzo dei documenti analizzati (34,3%, nel 2014). Resta invece costante il peso marginale delle piattaforme negoziali rispetto al totale dei documenti: tra 2011 e 2014 oscilla circa tra il 2,5% e il 3,5%. Sostanzialmente, si evidenziano processi negoziali mediamente poco formalizzati, non standardizzati, e di conseguenza una incerta sedimentazione programmatica della contrattazione sociale nella cultura sindacale dei territori.

Sotto un altro aspetto, la contrattazione sociale stenta a insediarsi stabilmente nei livelli intercomunali dell' amministrazione, come d' altra parte faticano a svilupparsi con intensità i processi di associazionismo tra comuni e le gestioni associate di funzioni e servizi. Rispetto alle parti coinvolte (grafico 1), le due componenti " tradizionali" e più diffuse - le amministrazioni comunali e i sindacati dei pensionati - calano leggermente nel corso degli anni più recenti queste si attestano comunque, nel 2014, all' 86,1% (comuni) e intorno all' 81% (Spi Fnp Uilp, più la singola presenza dello Spi). Le confederazioni acquistano maggiore presenza, e nel 2014 hanno siglato il 54% degli accordi a cui si aggiunge, per la sola Cgil, un ulteriore 6,6%.

Nessun altro attore del territorio raggiunge una presenza superiore al 5% dei documenti pertanto le amministrazioni dei livelli territoriali superiori, o trasversali, quali Regione, Provincia, ambiti del welfare territoriale e Unioni di comuni rappresentano una presenza nel complesso minore e parcellizzata, così come le parti datoriali (associazioni dell' industria, del commercio, artigianato e cooperazione) e il Terzo settore.

Per sua natura la contrattazione sociale interviene su  bisogni,  e quindi attraverso servizi e  prestazioni

Tra i beneficiari degli accordi (grafico 2), nel 2014 la voce più diffusa - intorno all' 80% - è stata appunto la generalità degli individui e delle famiglie. Ciononostante, per sua natura la contrattazione sociale interviene su bisogni, e quindi attraverso servizi, prestazioni e provvedimenti di vario genere, a favore di gruppi di popolazione specifici. I destinatari storicamente più presenti negli accordi, e cioè gli anziani vedono un calo sensibile della loro presenza tra 2012 e 2014, passando dall' 83,7% al 66,3%. Questo dato, tuttavia, va anche letto in connessione con l' aumento di altre due categorie, nelle quali la componente anziana è particolarmente significativa: si tratta delle Persone non autosufficienti (dal 27,4% al 48,5% tra 2012 e 2014) e dei disabili (dal 34,6% al 45,6%).

Il vero boom tra i destinatari  è da assegnare alle famiglie e individui in condizione di povertà

Il vero boom tra i destinatari degli interventi nel periodo 2012-2014 è da assegnare alle famiglie e individui in condizione di povertà : presenti in oltre la metà degli accordi del 2012 e 2013, raggiungono i due terzi degli accordi (65,8%) nel 2014. Questo aumento del contrasto della povertà nel corso degli anni più recenti vede anche tentativi più o meno incoraggianti di modificare il set di interventi disposti, in primo luogo dai comuni, segnalando in prevalenza, tuttavia, la difficoltà strutturale di adeguate politiche anti-povertà se impostate al solo livello locale. A questa tendenza quantitativa si affiancano meno chiari orientamenti ai soggetti vittime della crisi ma più strutturati nel mercato del lavoro (lavoratori di aziende in crisi, in cassa integrazione, ecc.) o figure definite sempre rispetto alla loro collocazione tra le forze di lavoro (disoccupati e inoccupati).

 

In sostanza, gli interventi emergenti nella contrattazione sociale a sostegno dei soggetti colpiti dalla crisi paiono evidenziare uno scivolamento da iniziative contro le fragilità occupazionali e reddituali (i primi fondi " anticrisi" il sostegno al reddito attraverso agevolazioni su tariffe e tributi locali, ecc.) a interventi prevalentemente assistenzialistici, se non caritativi (pacchi alimentari, vestiario, surrogati locali di social card, convenzioni con esercizi commerciali, etc.) a fronte, invece, della diffusione di una sempre più complessa e articolata area delle povertà .

Servirebbero risposte dedicate e specifiche, tese ad affrontare efficacemente le peculiari condizioni dei soggetti interessati questi, al contrario, sono entrati in una sorta di " cono d' ombra" . Per esempio le donne e i temi della conciliazione tra attività di cura e lavoro, il tema dell' immigrazione, l' infanzia - presente significativamente (e riduttivamente) solo per quanto riguarda la compartecipazione alla spesa dei servizi -. Sono esempi che dovrebbero occupare i primi posti delle priorità di interesse politico e sociale, e che invece si diluiscono nel generale " disagio sociale" senza trovare le necessarie politiche integrate.

Si conferma l' ampio insediamento della contrattazione nel Nord-ovest del paese

Un dato strutturale decisivo della contrattazione sociale risiede nella diversa intensità e capillarità con la quale essa si realizza a livello territoriale. L' osservazione dei dati per il periodo 2011-2014 conferma l' ampio insediamento della contrattazione nel Nord-ovest del paese, che oscilla nei diversi anni tra circa il 50% e il 60% di tutti gli accordi siglati. Nelle altre ripartizioni territoriali, proprio in virtù di differenti tendenze, anche di livello regionale o sub-regionale, gli andamenti sono maggiormente discontinui: nel Centro, allo scatto del 2012 che ha portato a conseguire per quest' area il 27,6% degli Accordi sono seguiti anni più difficili e un peso degli Accordi che si orienta intorno al 20%. A Nord-est, invece, un calo costante fino al 2013 sembra incontrare una controtendenza nel 2014, con il 19,5%. Sud e Isole, invece, si rivelano aree di difficile insediamento della contrattazione sociale, quantomeno di quella maggiormente formalizzata che giunge a intese e con grande difficoltà a " tracciare" i processi negoziali (mediante verbali).

Il profilo tematico della contrattazione sociale è senz' altro l' indicatore principale per osservare sia gli orientamenti delle agende sindacali e delle scelte amministrative sia per intravedere, indirettamente, i processi sociali che emergono dai territori. Il confronto generale tra le macro-aree di politica sociale e territoriale consente un primo sguardo su queste tendenze. Come emerge dal grafico 3, si conferma di anno in anno il peso preponderante del " cuore" della contrattazione sociale intorno alle politiche socio-sanitarie e assistenziali (area 5, presente tra il 75% e 80% degli accordi, nel periodo 2012-2014) e le politiche dei redditi e delle entrate (Area 7, tra 80% e 85% circa).

Le aree restanti, rispetto alle tendenze generali, si dividono sostanzialmente in due gruppi: quelle che con il 2014 sembrano una precedente tendenza alla diminuzione accanto a esse vi sono quelle che invece confermano un trend di crescita già impostato negli anni precedenti. Nel primo gruppo ritroviamo l' area che si concentra su casa e territorio (area 9), quella dedicata a infanzia e giovani (area 10), e l' area in cui si ritrovano le tematiche legate a cultura socialità e sicurezza (area 11). Nel secondo gruppo, invece, si ritrovano le iniziative su partecipazione e cittadinanza attiva (area 2), quelle incentrate sulla pubblica amministrazione (area 3), nonché progetti e interventi focalizzati su lavoro e sviluppo (area 6). Costante, invece, è il peso marginale delle tematiche relative al contrasto delle discriminazioni e delle pari opportunità (area 8), che si ritrovano nei tre anni considerati nel 10-12% degli accordi.