I requisiti stabiliti dall'Inps per la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione introdotta dal Jobs Act, danneggiano i lavoratori domestici. La denuncia arriva dalla Filcams che punta l'indice contro decreti attuativi e la circolare Inps n° 142  del luglio 2015. Le norme, infatti, stabiliscono che si ha diritto alla Naspi con almeno 30 giornate di lavoro nei 12 mesi precedenti, mentre la circolare Inps specifica, che per questa categoria di lavoratori occorrono minimo 5 settimane di  almeno 24 ore lavorative ciascuna.

“Stante così la situazione – spiega la Filcams Cgil, – si assisterebbe dunque a una situazione di evidente iniquità: una lavoratrice domestica part-time, che magari lavora per 12 mesi continuativi con un contratto di 20 ( o anche 23!) ore settimanali non può accedere alla Naspi, mentre una lavoratrice di un altro settore con un identico contratto part-time, anche con una anzianità inferiore, percepirà regolarmente il trattamento.”
 

 

Secondo una stima basata sui dati Inps 2014 relativi al numero di rapporti di lavoro registrati al di sotto delle 24 ore, si nega così l’accesso alla Naspi a oltre 300 mila lavoratori e lavoratrici (più di un terzo del totale occupati regolari nel settore), senza contare che con la precedente Aspi, ora superata, la stessa lavoratrice avrebbe comunque avuto diritto al trattamento.

“È evidente che questo requisito di accesso penalizza fortemente un numero rilevante di lavoratrici domestiche, il cui rapporto di lavoro, a prescindere dalla data di instaurazione e dalla lunghezza del periodo, sia contrattualizzato per un numero di ore settimanali inferiori a 24”, afferma la Filcams Cgil nazionale che ha richiesto un incontro urgente agli organi competenti.

La Filcams si sta facendo parte attiva per evidenziare questa inaccettabile ennesima ingiustizia e chiedere che venga superata questa interpretazione che introduce una nuova e pesante penalizzazione in un settore già sommerso di difficoltà e di diseguaglianze.