Le carovane di volontari dall’Austria in soccorso dei profughi siriani cambiano il volto dell’Europa.

Sono la miglior risposta ai muri proposti dai governi e a tanta politica. Xenofobia e razzismi a lungo hanno invaso le coscienze oltre le piazze del continente e i volontari in auto sono una ventata d’aria pura e anche la prospettiva dell’Unione europea. La sola possibile. Fondata sui valori di solidarietà, giustizia e libertà, le sue ragioni più profonde.

Non è un caso che questa mobilitazione europeista si realizzi grazie a una migrazione da Est muovendo le coscienze di quanti, più recentemente, hanno conosciuto il dramma del passaggio da Oriente a Occidente. E proprio per questo i proclami del primo ministro ungherese Viktor Orbán appaiono antistorici, un ossimoro della costruzione europea. 

L’accoglienza della cancelliera Angela Merkel è destinata a ridisegnare le strategie europee rispetto al tema della cittadinanza e dei flussi migratori.

Perché siamo in presenza di un più generale ridisegno delle geografie globali. Com’è normale per effetto di una grande guerra. Com’è normale di fronte alla guerra in cui il pianeta vive da quasi un decennio ormai combattuta non solo con armi tradizionali (in Africa e Asia), anche con quelle economiche e sociali.

 Quella che si è mossa sull’onda emotiva della foto del piccolo Aylan è l’idea di un nuovo grande Stato europeo che faccia dell’accoglienza e della solidarietà le traduzioni quotidiane dei principi di uguaglianza, libertà e giustizia, i suoi cardini fondamentali.

Di questo dovranno ragionare d’ora in avanti i governi dei 28 paesi, anche rivisitando patti e trattati a partire da Dublino. Con occhio attento a tutte le porte del nuovo Stato, a Est e a Sud.

 Con l’impegno di mettere le economie al servizio dei diritti, di tutte e tutti, e non viceversa. A questo non c’è più alibi.