"È sempre una brutta notizia quando dai quotidiani locali, nella Puglia ricca, ospitale e solidale, si apprende che il bracciante agricolo migrante Mohamed sudanese di 47 anni è morto stroncato da un infarto, vittima di una condizione di sfruttamento mentre raccoglieva i pomodori a quaranta gradi di temperatura. Questa è la raccapricciante storia comune a tanti lavoratori extracomunitari migranti che lavorano nei campi senza attenzione alla salute e alla sicurezza, privi di tutele e di diritti in una condizione disumana fatta d'illegalità di evasione contributiva e previdenziale così come inesistente anche il rapporto di lavoro, che di solito è gestito da intermediatori di manodopera", inizia così una riflessione della Flai Cgil Bat sulla tragica morte del bracciante sudanese avvenuta la scorsa settimana.

Continua il sindacato: "Nel nostro territorio si evidenzia dal racconto di diversi lavoratori che diverse aziende, che producono e trasformano prodotti ortofrutticoli di qualità, continuano nella totale impunità, praticano il lavoro nero e grigio, inesistenti rapporti di lavoro tra le giornate dichiarate e quelle effettivamente prestate, un salario diverso tra lavoratori, tra extracomunitari e comunitari e da questi ultimi ai locali che a loro volta si differenziano anche per sesso, gli uomini con salari sino a 30 euro mentre per le donne dai 25 ai 30 euro con orari di lavoro tra le nove e le dieci ore giornaliere".

"Tale situazione – spiegano i sindacalisti – si evidenzia maggiormente nei periodi delle grandi raccolte, come quelle delle pesche, delle ciliege, del pomodoro, dell'uva da tavola - prodotti di eccellenza - nelle quali si riscontrano fenomeni di utilizzo illegale di manodopera, con evidenti pratiche di dumping sociale per le aziende sane. A fronte del mancato rispetto dei contratti, certamente in contrasto con la legislazione nazionale sull'intermediazione di manodopera che ha reso perseguibile penalmente tale fenomeno, la legislazione regionale per il contrasto al lavoro irregolare, istituzione degli indici di congruità e le delibere n.1245 certificazione etica d’impresa, di eticità dei prodotti - valorizzazione delle produzioni, molte aziende continuano a beneficiare di finanziamenti pubblici, fiscalizzazione degli oneri sociali e altre agevolazioni".

"Per queste ragioni – conclude la Cgil – chiediamo che la legalità sia un atto dovuto di tutti, della politica e delle istituzioni alle quali facciamo istanza di stare insieme per chiedere diritti e giustizia per i più deboli".