"La vicenda di Expo 2015 è costellata da piccoli e grandi ritardi cui si è sopperito con deroghe, forzature e tagli. Oggi l’attenzione è tutta rivolta al destino futuro dell’area, tema di grande interesse anche per noi", sostiene la Cgil. "Il futuro passa per l’attualità e si chiama “dismantling”ovvero tutte quelle attività già pattuite e da eseguire per riconsegnare il sito ad Arexpo nel giugno 2016. Attività non banale, checché ne dica il governatore Maroni, che vedrà nuovamente in essere per 8 mesi un grande cantiere, con tutti i rischi connessi con un’opera complessa che vede in campo nuovamente centinaia di imprese con committenti diversi: i partecipanti a smantellare i propri padiglioni (Selfbuilding), Arexpo a demolire le opere temporanee, (la gran parte del Sito) e, ad oggi, non ha ancora lanciato un appalto!", aggiunge il sindacato milanese. 

"Lo smontaggio del Sito è per contro una grande opportunità sociale: quale il destino delle 22.000 piante oggi presenti? Il campo base, non il sito, con la capacità di 500 posti, può essere una struttura di emergenza per la protezione civile? Come non disperdere le capacità tecniche di Expo e renderle fruibili per il futuro dell’area?
Come mettere in essere un'estesa opera di solidarietà rendendo riutilizzabili migliaia di suppellettili, attrezzature, eccetera?" si chiede la Cdl. Per rispondere a queste domande ed evitare ritardi, la Cgil di Milano ha chiesto di aprire immediatamente il confronto con Expo, Prefettura, Comune e Arexpo.