“Siamo costretti a proclamare lo stato di agitazione, dietro la pressante richiesta dei lavoratori, iscritti e non”, così dichiarano Flai Cgil, Ugl e Cisal, che firmano il documento appena inviato all’azienda Scarlino, noto salumificio di Taurisano (in provincia di Lecce), a Confindustria e Prefettura locali. Per i 98 dipendenti, dunque, è partita la mobilitazione sindacale. Diverse e gravi le motivazioni che spingono i lavoratori a questa scelta.

La prima, è l’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali: i lavoratori, infatti, sono sia in cassa integrazione ordinaria (70 di loro) sia in contratto di solidarietà. Le promesse disattese sono la seconda motivazione: “Nella riunione del 5 giugno scorso”, fanno sapere i sindacati, “l’azienda si era impegnata a far rientrare al lavoro almeno una ventina di persone”. La ripresa produttiva nel sito di Taurisano, invece, è stata attuata da appena una decina di lavoratori: “Le figure professionali richiamate – spiegano Flai, Ugl e Cisal – non sono sufficienti nemmeno a ricoprire le mansioni richieste per il normale svolgimento dell’attività lavorativa”. Nel frattempo, proprio in queste ore, con una notevole tempestività rispetto alla proclamazione dello stato di agitazione, l’azienda ha comunicato che, dal 6 luglio, rimetterà in cassa integrazione anche quella decina di lavoratori. Decisione che, di fatto annulla, completamente gli accordi presi il 5 giugno scorso.

La mancata retribuzione è la terza importante motivazione: i lavoratori, nonostante siano in regime di ammortizzatori sociali, stanno ricevendo pagamenti solo parziali rispetto al dovuto. Le loro preoccupazioni aumentano ogni giorno che passa: crescono “dubbi, angosce e problemi” dei dipendenti e delle loro famiglie, rilevano le organizzazioni sindacali, anche davanti alla constatazione che, mentre l’azienda ferma il sito produttivo di Taurisano e mette i lavoratori in cig e in regime di solidarietà, contestualmente avvia un sito produttivo in Polonia e vi investe, trasferendovi anche i macchinari che prima erano nella fabbrica salentina. Se non saranno date risposte concrete e individuate opportune soluzioni, Flai, Ugl e Cisal preannunciano che attueranno prossimamente ogni eventuale forma di protesta.