Da una parte sette lavoratori che mettono in scena momenti della loro attività. Un bracciante con la falce, un operaio in tuta, un operatore di call center con cuffie e microfono, una donna delle pulizie, un edile, una maestra, una cameriera. Dall’altra parte, seduto di fronte a loro, un “padrone” che, travestito con un enorme occhio realizzato in gommapiuma, dà i comandi: "Lavorate, vi tengo d'occhio. Non vi fermate, non potete bere. Non fate abbastanza. Se vi riposate vi licenzio". Appena uno dei lavoratori si ferma, anche solo per asciugare il sudore o prendere un sorso d’acqua, come un vero capo colui che non li perde mai di vista  schiaccia un bottone rosso e parte il suono di una sirena, ovvero la comunicazione di un licenziamento, di una sanzione, di una ammenda.

È arrivata anche a Palermo, oggi, lunedì 29 giugno, la campagna nazionale itinerante promossa dalla Cgil in diverse piazze italiane dal titolo “No accordo, no controllo”, contro le modifiche all’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori sul controllo a distanza, previste dal decreto attuativo del Jobs Act. In piazza Ruggiero Settimo, davanti al Teatro Politeama, delegate e delegati di diversi posti di lavoro si sono alternati in un flash mob, una mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sul Parlamento affinché siano ripristinate le regole di rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori. "Si creeranno condizioni di lavoro da Grande Fratello, perennemente sotto l'occhio di osservazione dei padroni", hanno spiegato al pubblico i lavoratori intervenuti.

Dichiara il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo. “Con il decreto Semplificazioni viene eliminata l’obbligatorietà dell’accordo sindacale relativamente all’utilizzo da parte di un’impresa di sistemi di controllo a distanza dei propri dipendenti. Si fa carta straccia dell’articolo 4 dando la possibilità di controllo non sul lavoro ma sul lavoratore. Così computer, cellulari, tablet assegnati ai lavoratori possono trasformarsi in mezzi con cui l’impresa riesce a controllare, oltre all’operato, anche la vita dei propri dipendenti, 24 ore su 24”. "La Cgil è per l'efficienza in azienda, ma questa non può essere perseguita con modalità autoritarie ed antidemocratiche – aggiunge Enzo Campo - . Ciò che prevede il Job Act sarà il primo passo per un controllo sempre più ossessivo".

La Cgil solleva tale questione come “un problema di dignità e di equilibrio nei confronti dello strapotere aziendale, di maggiori possibilità di ricatto nei confronti delle persone che lavorano, sole e non più tutelate dall’Articolo 4 dello Statuto”. Così, osserva la Cgil, si colpiscono i lavoratori senza, per altro, alcun beneficio economico sull’ altro piatto della bilancia in quanto “questo decreto non aumenta la competitività delle imprese, non aumenta la produttività del lavoro, non facilita gli investimenti, nazionali o esteri, permette però ad alcune imprese di fare la faccia feroce”.

Il sindacato parla di “colpo di mano” perché “non è mai stato detto che nel decreto “semplificazioni” sarebbe entrata la norma sul controllo a distanza dei lavoratori e d’altro canto – aggiunge - il modo in cui è formulato e la relazione illustrativa pongono un punto di arretramento pesante rispetto all’articolo 4 della legge 300 (statuto dei lavoratori)”. Oltre a dare battaglia in Parlamento la Cgil intende “verificare con il garante della privacy se ciò è consentibile anche alla luce della raccomandazione del comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che mira a proteggere la privacy dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici che permettono ai datori di lavoro di raccogliere e conservare ogni tipo di informazione.