"Una trattativa lunga due anni, irta di ostacoli, tra rotture e riprese del confronto. Alla fine, è arrivato il nuovo contratto nazionale dei bancari, dove il successo più importante è stato la compattezza dei lavoratori, ribadita in occasione dei nostri due scioperi nazionali, che hanno visto un'adesione di oltre il 90%. Nel contempo, abbiamo realizzato l'unità sindacale, nient'affatto scontata, visto che il confronto era partito con due tavoli distinti: da una parte, le sigle più rappresentative e dall'altra i restanti sindacati. Successivamente, siamo riusciti a unificare il fronte, con otto organizzazioni riunite a un unico tavolo". Così Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, stamattina ai microfoni di 'Italia parla', la rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

"Abbiamo sconfitto il tentativo della controparte di annullare il valore del ccnl – esordisce il dirigente sindacale –, perchè, come si ricorderà, il primo atto dell'Abi era stato la disdetta del contratto, con l'annuncio della sua disapplicazione, e comunque sempre evidenziando che il ccnl a cui loro pensavano era a costo zero. Questo avrebbe comportato, come logica conseguenza, una sorta di Far west delle relazioni. Tutto ciò è avvenuto con un governo che immagina di svuotare i contratti, dopo averli bloccati per i lavoratori pubblici dal 2010 al 2019, e con una Confindustria che ha avanzato l'idea bizzarra di rendere alternativo il ccnl alle piccole imprese che non hanno il secondo livello, e il secondo livello alle imprese più grandi che non avranno più il contratto nazionale. Per questo, aver rinnovato il contratto è doppiamente importante, perché è anche una risposta generale a chi vorrebbe affossare e togliere di mezzo i ccnl, oltrechè sconfiggere il sindacato".

"Ora è al vaglio dei lavoratori l'ipotesi di accordo – continua l'esponente Cgil –. L'operazione, che si svolge in tutta Italia fino al 15 giugno, è di grandissima partecipazione democratica, perché stavolta non abbiamo firmato per poi chiedere il consenso, stavolta chiediamo il mandato, avendo raggiunto l'intesa prima di sottoscrivere l'accordo stesso. È un ccnl importantissimo, non solo per quel che difende: l'area contrattuale, il mantenimento di tutti gli occupati, la capacità di aprire un cantiere di studio e di lavoro per ridefinire le professionalità e gli inquadramenti professionali, il ruolo del secondo livello; ma anche per quello che abbiamo voluto chiamare l'anima sociale del contratto, e cioè la capacità d'individuare tre interventi a carattere solidaristico". 

"Il primo intervento lo abbiamo fatto, riducendo la forbice dal 18 al 10% del salario d'ingresso: in tal modo, i giovani, dopo la firma del contratto, avranno in busta paga, oltre agli 85 euro decisi contrattualmente, altri 170 di aumento. In pratica, ci sarà un'inversione di tendenza rispetto a quel che è accaduto negli ultimi 20 anni, dove ai giovani si chiedeva sempre qualcosa in meno. Rispetto a un governo che ha immaginato, con il Jobs act, un diritto in meno, l'articolo 18, noi facciamo un'operazione in cui diamo ai giovani qualcosa in più, pari all'11% di incremento salariale", prosegue il sindacalista. 

"Il secondo intervento riguarda una norma di garanzia per tutti gli occupati del settore, in caso di cessione di ramo d'impresa, di newco, di fusioni o di mobilità individuale. Tutti costoro manterranno le attuali tutele, incluso l'articolo 18, con il diritto alla reintegra previsto precedentemente al Jobs act. In tal modo, siamo riusciti ad arginare gli effetti negativi della nuova legge di riforma del mercato del lavoro", osserva ancora Megale. 

"Il terzo intervento è quello di non lasciare mai solo nessun lavoratore in difficoltà o licenziato, tant'è che il contratto prevede l'impegno di destinare delle risorse per favorire e premiare le aziende che assumono bancari senza più lavoro nel fondo emergenziale, compresi i licenziamenti economici: a tal fine, è predisposta una piattaforma digitale attraverso una gestione bilaterale e una riqualificazione professionale. Insomma, l'anima sociale del contratto è fatta di giovani, garanzie e tutele sull'articolo 18 per gli occupati. È un grande impegno per rioccupare tutti coloro che eventualmente perdono il posto. Insomma, è un contratto che difende, ma anche innova, avendo a mente solidarietà, valori e nuove generazioni. Contemporaneamente, si apre un cantiere anche sul ruolo del secondo livello attorno ai temi dell'organizzazione del lavoro e della professionalità. Un bel risultato". 

"Per contrastare sia il disegno di Confindustria sia quello del Governo che puntano a svuotare la contrattazione nazionale, penso sia necessario rimettere in piedi un progetto unitario sulla contrattazione, così come abbiamo fatto nel 2008, evitando però quel che poi è accaduto nel 2009, quando si realizzò l'accordo separato. Un piano confederale, favorito dal fatto che c'è un'intesa tra le parti su democrazia e rappresentanza. Dobbiamo immaginare un modello contrattuale più leggero, che confermi però il ccnl e rilanci il secondo livello, avendo a mente che per far questo occorre ricostruire elementi di unità, rendere operante la rappresentanza ed evitare il salario minimo per legge. Sono le precondizioni su cui bisogna lavorare velocemente", precisa il leader della Fisac.  

"Nel nuovo Statuto e con la contrattazione, puntiamo a fare un'operazione di allargamento di diritti e tutele per tutta quella vasta platea di lavoratori e lavoratrici che ne sono sprovvisti: mi riferisco in particolare, agli addetti degli appalti, alla finte partite Iva, a tutti i precari, più in generale. Renzi si era impegnato a ridurre le tipologie contrattuali, ma finora delle 46 esistenti, ne ha abolite solo due, job sharing e somministrazione. Quante firme dovremo raccogliere sulla nostra proposta di legge? Penso tantissime, così come forse bisognerà poi fare un referendum abrogativo sul Jobs act: in genere, i referendum sul lavoro non ci hanno portato fortuna. In ogni caso, ci ragioneremo", conclude Megale.

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