Difficile non apparire retorici, quando ci si trova a commentare l’ennesima tragedia. Di fronte a un lavoratore di 41 anni che muore sul lavoro, c’è solo una triste amarezza, l’impotenza dimostrata negli anni di non riuscire a invertire una tendenza che appare come insanabile". Così in una nota congiunta, la Cgil e la Fillea di Siena.

"Noi non ci vogliamo arrendere, non ci dobbiamo rassegnare al fatto che sia un evento inevitabile. La cultura della sicurezza e il rispetto delle regole si scontrano con la realtà della crisi, che fa accettare condizioni di lavoro impossibili e forti ribassi nei preventivi e sugli appalti, che poi diventano ingestibili. Se a ciò, sommiamo la sempre maggiore indisponibilità di risorse per gli organismi ispettivi, ci troviamo a combattere da soli contro un esercito intero", prosegue il sindacato.

"Invece, è necessario che in questa battaglia tutti facciano la loro parte, nessuno escluso. A partire dal ricordarsi dell’importanza della formazione e dell’applicazione del protocollo provinciale sulle buone pratiche in edilizia, rendendolo strutturale negli appalti pubblici ed estendendolo anche al settore privato", aggiungono le due sigle. 

"Intanto, cercheremo di farci sentire più vicini possibile a chi resta, a chi, dopo aver visto il proprio compagno e padre emigrare da solo in un altro paese, per cercare di migliorare la loro vita e finalmente trovare un onesto lavoro, si è potuto riabbracciare per poco. Le tragedie non hanno né colori né confini. Chi è affascinato da qualche ciarlatano che vede in questi ragazzi i mali del nostro Paese, dovrebbe svegliarsi", concludono Cgil e Fillea locali.