Oggi, 5 maggio, è stato siglato un accordo tra Henkel Italia, Guaber, Unindustria, Rsu e Ficltem di Bologna. Il confronto riguardava la chiusura del sito di Casalecchio di Reno della Guaber (facente parte del gruppo Spotless) e il suo parziale trasferimento a Milano, presso la Henkel Italia.

"Una trattativa difficile, iniziata a ottobre 2014, all’atto dell’acquisizione da parte di Henkel della proprietà di Guaber, arrivata sul tavolo di crisi della provincia di Bologna a novembre, che ha visto molti momenti di confronto e conflitto fino a gennaio 2015", ricorda il sindacato. 

L’intesa prevede lo spostamento, a giugno 2016, della chiusura del sito di Casalecchio di Reno e il trasferimento a Milano di 15 dipendenti; l’attivazione della cassa integrazione straordinaria fino a quella data, anticipata economicamente dall’azienda, previsione della copertura della sanità integrativa durante la cigs, e anticipi del trattamento di fine rapporto; la tutela, fino a quella data, anche per i dipendenti a termine, somministrati e in congedo straordinario; l’inserimento nelle liste di mobilità, secondo il criterio della non opposizione al licenziamento, con incentivi all’esodo pari a 28 mensilità per la gran parte dei 44 dipendenti coinvolti (aventi almeno 12 anni di anzianità), 24 mensilità per i pochi con anzianità tra i 6 e gli 11 anni, 20 per alcuni lavoratori assunti da 2-3 anni; anche nel caso di premorienza;

Inoltre, sono messi a disposizione dei lavoratori in mobilità un’agenzia di outplacement e un canale di ricollocazione attraverso Unimpiego; è previsto il diritto di precedenza di questi lavoratori nelle assunzioni in Henkel Italia; infine, ci sarà un contributo economico di 7.000 euro per chi si trasferisce a Milano, oltre alla copertura a carico aziendale dei costi e delle spese di trasloco.

Lavoratori e sindacati hanno deciso in assemblea, all'unanimità, di concludere la trattativa con questo accordo. Lo considerano positivo, perché tutela i dipendenti nelle proprie necessità. "Il sindacato e la contrattazione collettiva si confermano oggi l’unico strumento di difesa. La storia di questa trattativa sottolinea una volta di più, la mancanza di normative che difendano i siti produttivi da scelte imprenditoriali ingiustificabili, prese lontano dall'Italia, senza considerare gli impatti economici nei territori su cui incidono", conclude la Filctem locale.