In una piazza gremita e assolata – quella dei santi Apostoli a Roma – Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno proclamato lo sciopero generale della scuola che si terrà il 5 maggio. L'annuncio dello stop arriva al culmine di mesi di mobilitazioni contro la “buona scuola” che il governo si appresta a varare, con tante assemblee molto partecipate e lo sciopero delle attività aggiuntive tra il 9 e il 18 aprile.

Tempo dunque scaduto per la pazienza di una “vera scuola” che è stanca, hanno detto tutti i sindacati convenuti in piazza, di chiedere invano di essere ascoltata da un governo che invece fa orecchie da mercante
, con un'idea di riformismo calato dall'alto che rifiuta di coinvolgere nelle decisioni chi nella scuola opera e vive tutti i giorni: lavoratori, studenti e genitori. La rappresentatività di questa piazza è fuori di dubbio, se è vero che le cinque sigle che l'hanno riempita – ma c'era anche tanta gente comune interessata al destino della scuola italiana – rappresentano l'80 per cento delle rsu appena elette.

No dunque alla meritocrazia del preside-sindaco, all'avvilimento della contrattazione, alla rilegificazione in ambito scolastico, alla mancanza di un serio piano di investimenti per formazione, diritto allo studio e sì a un piano straordinario pluriennale di stabilizzazione dei precari, visto che quello stabilito dal governo lascia fuori tantissimi lavoratori, per non parlare del personale Ata, mai citato nel ddl sulla “buona scuola”. Poi naturalmente c'è l'annosa questione del contratto fermo, insieme naturalmente agli stipendi, da ben sette anni, senza che il Def lasci intravvedere un cambio di direzione. Insomma: a tutto questo i sindacati e i lavoratori della scuola diranno no, con ancora più forza, il 5 maggio

"Noi chiediamo l'immediata stabilizzazione dei precari – ha detto Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil –, il rinnovo del contratto, e che si realizzi, finalmente, una scuola autonoma, libera da molestie burocratiche e basata sulla partecipazione e la cooperazione tra i soggetti che operano nella scuola e nel territorio. Del disegno di legge va cambiato tutto e noi non possiamo più aspettare".

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