“Il taglio di 500 milioni alla produzione farmaceutica è grave, e colpisce proprio lì dove il Paese reagisce e si difende dalla crisi; è figlio di luoghi comuni e s'incammina pericolosamente verso un indebolimento della presenza industriale in un settore, tra i pochi, che hanno continuato a investire e ad attrarre significativi investimenti esteri in Italia”: a denunciarlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, la categoria che organizza anche i lavoratori del settore chimico-farmaceutico.

“In Italia – ricorda il leader sindacale –, la fermaceutica è luogo di produzione e di ricerca di eccellenza e conta oltre 62.000 addetti; è fortemente legata all'export per oltre il 70% del fatturato, ed è la prima voce del Pil in importanti regioni come la Lombardia e il Lazio; è, inoltre, tra le poche presenze significative nel Mezzogiorno”.

“Nessuno – aggiunge il dirigente della Filctem – contesta la necessità di ridurre la spesa, ma è necessario intervenire su quella parassitaria, storicamente dominio della politica e fonte primaria di sprechi. Colpire la produzione è sempre sbagliato, soprattutto quando c'è bisogno di crescere, di mantenere una presenza forte nei settori ad alto contenuto di ricerca, di professionalità, d'innovazione”.

“Chiediamo di cambiare atteggiamento e cultura politica – conclude il sindacalista –, perchè la farmaceutica è un valore di questo Paese e va dunque difesa. Noi continueremo a batterci per questo”.