Il rapporto tra sindacato e politica è un tema che i dirigenti sindacali – rappresentanti nei luoghi di lavoro e funzionari – vivono quotidianamente, intrecciato alle vicende e alle vertenze che li vedono protagonisti; ma è anche un terreno di riflessione su come essi, oggi, qualificano il proprio profilo professionale e si interrogano sull’orizzonte di valori. Troppe cose si sono modificate nel contesto istituzionale e nel mondo dei partiti, ma anche nella percezione diffusa della politica, perché il tema possa essere pensato per inerzia, nel solco del passato.

Le Cgil regionali di Veneto e Lombardia hanno commissionato un anno fa all’Ires Veneto una ricerca attraverso cui sono stati raccolti circa 1.500 questionari tra i componenti di Direttivi provinciali di categoria, nonché tra operatrici e operatori dei servizi; sono stati intervistati 40 giovani funzionari, segmento particolarmente sensibile alle sfide che attendono l’organizzazione. La ricerca sarà presentata venerdì 17 aprile, nel corso di un seminario a Bardolino sul Garda (Verona). I lavori saranno aperti da Elena Di Gregorio (segretaria generale della Cgil Veneto).

Previsti gli interventi dei curatori dell’indagine, Vladimiro Soli e Alfiero Boschiero dell’Ires Veneto, di Katiuscia Calabretta (Camera del lavoro Ticino Olona), di Lisa Dorigatti (Università Statale di Milano) e di alcuni tra i giovani intervistati. Le conclusioni sono affidate a Nino Baseotto, segretario organizzativo della Cgil nazionale.

La ricerca
L’indagine affronta “un tema di lunga durata, parte integrante delle motivazioni e del senso di sé dei sindacalisti, ma sottoposto negli ultimi anni ad una radicale discontinuità”, come spiega Boschiero (direttore Ires Veneto) nell’introduzione ai primi dati raccolti. “Da tempo – prosegue il ricercatore – i partiti della sinistra italiana non ambiscono a dichiararsi, e ad essere identificati, come ‘partiti del lavoro’, e anche in Europa il quadro è assai diversificato; tuttavia, l’ancoraggio della Cgil al mondo della sinistra politica non ha cessato di produrre effetti in termini di riferimento culturale, modelli organizzativi, collocazione istituzionale”.

“Forse, il più esplicito tentativo di ripensare il nesso politica/Cgil in chiave di autonomia progettuale del sindacato è stato quello di Bruno Trentin che con il ‘sindacato dei diritti’ apriva alla ricerca di un pensiero originale, avvertendo le irrequietezze che percorrevano una società e un sistema politico in forte mutamento. Da quella stagione – prosegue Boschiero - sono maturati processi che hanno ulteriormente destrutturato il tradizionale rapporto sindacato/politica, lasciando irrisolto il problema di come la Cgil può darsi un profilo progettuale/politico che le assicuri indipendenza e offra ai suoi quadri un autonomo orizzonte di senso e di riconoscimento professionale”.

La Cgil, infatti, “oltre a rendere effettiva la presa di distanza dai partiti, ha l’obbligo di produrre un pensiero proprio che vada oltre uno specifico sindacale, che rischia di essere fragile, al peggio corporativo, se manca del retroterra fornito da una lettura complessiva della società”. La riflessione che ispira la ricerca, quindi, non circoscrive l’idea di politica al rapporto con le strutture deputate, partiti e istituzioni, ma vuole cogliere il senso profondo dell’agire politico che caratterizza la vita attiva di un sindacalista. Con l’obiettivo di capire se questa esigenza è sentita come necessaria e urgente, e per quali linee i dirigenti, specie i più giovani, ritengono debba svilupparsi la politicità della Cgil.