Smantellare la rete territoriale, è questo il succo del progetto di riorganizzazione della Banca d’Italia. Un piano fortemente contrastato dai sindacati, che per oggi (lunedì 23 marzo) hanno indetto uno sciopero nazionale, allo scopo di “difendere un bene comune al servizio del nostro paese”. L’astensione dal lavoro, ricorda il segretario generale Fisac Cgil Agostino Megale, segue la protesta di lunedì 16 “quando oltre i due terzi dei lavoratori della Banca d’Italia, addetti allo sole filiali, sono scesi in piazza contro la prevista chiusura delle sedi periferiche, come dai piani del direttorio guidato dal governatore Ignazio Visco”. Stavolta, invece, a incrociare le braccia saranno tutti i dipendenti, compresi quindi quelli dell’amministrazione centrale, delle sedi regionali e delle filiali provinciali.

Lo sciopero, indetto a livello unitario, viene inteso dai sindacati come “un’opera di supplenza in questa fase particolare per la Banca d’Italia. Una supplenza al mancato agire del vertice dell’istituto nel disegnare un’organizzazione capace di esercitare con maggiore efficacia ed efficienza le proprie funzioni istituzionali”. Come sindacato, prosegue il dirigente sindacale, “difendiamo unitariamente questi lavoratori e scegliamo di farlo difendendo un’istituzione che dovrà continuare a essere un punto di riferimento fondamentale per l’intero paese su tutto il territorio nazionale”.

L’articolazione della rete territoriale della Banca d’Italia non può essere rivista ulteriormente: la riforma c’è già stata, spiega Megale, ed è stata fortemente voluta nel 2008 dall’allora governatore Draghi. “Il sindacato, preso atto della decisione unilateralmente assunta dall’amministrazione, ne ha contrattato le ricadute sul mondo del lavoro” prosegue il segretario generale Fisac: “La prospettiva avrebbe dovuto essere, però, quella di un effettivo potenziamento delle filiali rimaste. Al contrario, il nuovo vertice ne ha deliberatamente provocato un progressivo ridimensionamento operativo, arrivando ora a proporne la chiusura su larga scala”.

Il sindacato rifiuta quindi questa impostazione, chiede all’istituto di riavviare subito il confronto. L’obiettivo, conclude Megale, è quello di arrivare “a un modello flessibile di presenza sul territorio, che garantisca la persistenza della Banca d’Italia in ogni contesto attualmente individuato, prevedendo anche un potenziamento di tutte quelle realtà dove lo richiedano le analisi sulla collocazione geografica, sulla dimensione demografica e sulla natura economica del distretto di riferimento”.