In provincia di Foggia gli effetti della crisi sono devastanti sul piano economico e sociale: 30.000 posti di lavoro persi in sette anni; una disoccupazione raddoppiata, che si attesta oltre quota 20%, colpendo soprattutto giovani e donne; 60.000 persone che percepiscono una forma di sostegno al reddito, fra indennità di disoccupazione, cassa integrazione, mobilità.

"Tutto questo – spiegano Cgil, Cisl e Uil di Capitanata –, ha significato aumento delle povertà, crisi dei consumi, con ricadute disastrose sul sistema produttivo e commerciale. Numerose le vertenze aperte, per aziende anche di grandi dimensioni – dalla Sangalli Vetro, alla Solage, dalla Inside, alla Mucafer –, che hanno cessato la propria attività. Altro aspetto di della crescente povertà, l’aumento dei fenomeni di illegalità: furti, rapine, estorsioni; in crescita, anche la violazione delle norme che regolano il mondo del lavoro".

Secondo i confederali, "così, non è più possibile andare avanti: c’è un grave allarme sociale, a cui Governo e istituzioni locali devono guardare con attenzione e dare risposte, a cominciare dal miglior utilizzo delle risorse già disponibili. Pensiamo ai cantieri delle opere pubbliche, alle opere infrastrutturali, agli interventi per l’assetto idrogeologico, già finanziati dal Cipe: sbloccare questi cantieri darebbe risposte in termini occupazionali, per la messa in sicurezza del territorio, per una dotazione di infrastrutture, utili a rendere più competitive le imprese che qui operano, e per attrarre nuovi investimenti. La nostra provincia ha risorse e potenzialità: agroalimentare, turismo, cultura, beni archeologici e ambientali, tutti comparti che vanno valorizzati con politiche mirate e intelligenti".

"Serve una sveglia alle amministrazioni locali, che possono e devono dare risposte al disagio sociale: lo scenario che emerge dalla programmazione dei piani di zona non è affatto incoraggiante, con 26 milioni non spesi per progetti di assistenza socio-sanitaria, per gli anziani e per coloro che sono in condizioni di sofferenza, in quanto senza reddito. Così come serve trasparenza negli appalti, per evitare che a pagare sia la qualità dei servizi al cittadino e i lavoratori. Occorre dare risposte al crescente disagio abitativo, a fronte dell’aumento drammatico degli sfratti per incapienza. Nello stesso tempo, c'è bisogno di politiche fiscali mirate, che siano attente alle fasce più deboli, a chi ha perso il lavoro, a chi vive con una pensione minima", aggiungono i sindacati.

Cgil, Cisl e Uil territoriali continueranno a svolgere il proprio ruolo di contrattazione e rivendicativo: "Solo rilanciando il lavoro, dando risposte in termini di redditi, legalità, welfare, potremo uscire tutti assieme dalla crisi. Fermi non staremo, fermi non possiamo stare; ce lo chiedono le migliaia di lavoratori, disoccupati, giovani, pensionati, che ogni giorno incontriamo nelle nostre sedi, e dai quali raccogliamo il malessere per una situazione divenuta insostenibile. Compito della politica e delle istituzioni, dare loro una risposta".