Lunedì 23 marzo tutti i dipendenti della Banca d’Italia incroceranno le braccia. Lo sciopero, a una settimana di distanza da quello di lunedì scorso che ha riguardato solo le sedi distaccate a rischio chiusura, questa volta è stato dichiarato su tutto il territorio nazionale e dunque riguarda l'amministrazione centrale, le sedi regionali e le filiale provinciali. Ne danno notizia Falbi Confsal, Fisac Cgil, Fiba Cisl e Uilca Uil, confermando che nei prossimi giorni, oltre alla mobilitazione dei lavoratori della Banca d’Italia, si accompagneranno altri incontri con le autorità locali, con le associazioni che tutelano i consumatori e i cittadini, con gli operatori pubblici e privati.

“Il vertice dell’istituto - si legge sul sito web della Fisac Cgil - deve rinunciare al pericoloso progetto di smantellamento della rete territoriale da cui discenderebbero gravi e irrimediabili ripercussioni sui servizi resi gratuitamente ai cittadini e si evidenzierebbe una perdita di ruolo e di credibilità per tutta l’istituzione, anche a Roma e nelle sedi regionali, oltre che in periferia”.

“Emblematico - aggiunge il sindacato - appare l’arretramento della Banca d’Italia nella gestione del contante e dei controlli sugli operatori privati di settore, sconvolti sempre più spesso da scandali impressionanti. I flussi in ingresso e in uscita dalla Banca d’Italia delle banconote (anche quelle di piccolo taglio 5 e 10 euro) sono strategici per il Paese; se passasse il progetto del vertice assisteremmo, invece, a un ulteriore scadimento dell’efficacia del servizio reso. Per non parlare della sua efficienza che non sarebbe, soprattutto sotto il profilo della sicurezza, neppure valutabile”.

Insomma, un progetto che appare esclusivamente “politico, privo di qualsiasi motivazione e incurante degli impatti sociali”, per la Fiscac: “Siamo certi che se dovesse realizzarsi, sarebbe vissuto anche come un’inammissibile cancellazione di un presidio contro l’illegalità e la criminalità. Il governatore Visco rifletta sui danni che arrecherebbe al Paese, ai cittadini, alle imprese e ai dipendenti della Banca d’Italia. Come già dichiarato la scorsa settimana, sarebbe un errore grave cui potrebbero seguire solo le sue dimissioni e quelle di tutti i componenti il direttorio”.