Sciopero domani, 17 marzo, dei lavoratori della Rizzi spa, con presidio, dalle 10 alle 12, davanti all'ingresso dell'azienda metalmeccanica modenese (in via Finlandia, 81). L'agitazione è stato indetto dalla Fiom locale e dalla Rsu contro la decisione della direzione di spostare in pochi mesi interamente la produzione in Toscana, dove l'azienda è presente con un altro stabilimento (nel frattempo, divenuta sede legale).

Rizzi ha origini antiche e una lunga presenza sul territorio modenese: produce macchine per la conceria, sia per il mercato italiano che estero, e vi lavorò tra gli altri, anche il padre di Enzo Ferrari. Lo scorso anno, durante il confronto aperto con i sindacati, su una procedura di mobilità per lo spostamento di parte dell'area amministrativa, il management aveva confermato le prospettive e la stabilità occupazionale, motivandole con commesse importanti per mesi.

“Una situazione tale, dunque, da non destare preoccupazioni per il futuro – dice Stefania Ferrari, della Fiom –. Nella stessa sede, Rizzi aveva anche garantito e siglato in un accordo, la propria intenzione di rientrare in tempi certi da ogni pendenza nei confronti dei lavoratori”.  Ad oggi, infatti, i lavoratori non hanno ancora percepito le retribuzioni di gennaio e febbraio, e non sono stati fatti i versamenti al fondo di previdenza complementare Cometa per quasi due anni nè è stata rispettata la rateizzazione per il pagamento di trattamento di fine rapporto e altre spettanze dei lavoratori usciti in mobilità nel 2014.

“In tale contesto  – aggiunge la dirigente sindacale –, l'azienda, che fino a dicembre aveva dichiarato la ferma disponibilità a rientrare da ogni pendenza, sostenendo prospettive certe di lavoro, la scorsa settimana ha comunicato l'intenzione di chiudere le produzione”.

Alla Rizzi lavorano 22 lavoratori: "Alcuni di loro potranno forse accettare di andare a lavorare a oltre 150 km di distanza? Diventa complicato pensarlo, ad altri non si porrà nemmeno il dubbio", sostiene ancora Ferrari.
La Fiom, con le RSU e i lavoratori, "non può accettare che la perdita del posto di lavoro sia determinata da una scelta, non da una carenza di lavoro, e che il mancato pagamento delle spettanze arretrate sia determinato innanzitutto da disinteresse della proprietà. Pertanto, chiede il pagamento delle spettanze, il rispetto degli accordi e la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento modenese".