“La mini proroga di quattro mesi del blocco degli sfratti per le famiglie svantaggiate non è una risposta adeguata all’emergenza abitativa che migliaia di persone vivono nel nostro paese”. Così Cgil e Sunia commentano le notizie diffuse in queste ore dalla stampa in merito all’inserimento di una misura relativa agli sfratti nel decreto Milleproroghe, precisando che “occorre sospendere le esecuzioni fino al passaggio da casa a casa: solo così il governo dimostrerà di non voler mettere in strada anziani, malati terminali, nuclei con minori e portatori di handicap”.

Secondo Cgil e Sunia, rimandare “di quattro mesi l’attuazione degli sfratti sarebbe assolutamente insufficiente anche per attuare quei provvedimenti che, secondo l’esecutivo, potrebbero risolvere il problema alle famiglie che dal 1° gennaio scorso non possono più usufruire della proroga del blocco”. La confederazione di Corso d’Italia e il sindacato degli inquilini ricordano al governo che “ancora non sono state ripartite tra le Regioni le poche risorse del 2014 e del 2015 destinate al recupero di alloggi pubblici inutilizzati”, e che “se anche lo fossero, i primi appartamenti non sarebbero pronti prima di un anno”.

Inoltre, continua il comunicato sindacale, il Fondo di sostegno alla locazione, tra ripartizione ai Comuni, bandi e graduatorie, “nella migliore delle ipotesi potrà essere erogato ai cittadini tra dodici mesi. Senza considerare che lo stesso Fondo è destinato agli inquilini con regolare contratto di affitto: requisito che, naturalmente, non possiede chi ha subìto uno sfratto per finita locazione. Di conseguenza, l’eventuale contributo “dovrebbe essere concesso per un altro appartamento con un nuovo contratto, ammesso che sia possibile trovare sul mercato affitti compatibili con i redditi di queste famiglie”.

Sono questi i motivi, concludono Cgil e Sunia, per cui “una mini proroga non basta. Se il governo pensa che entro quattro mesi il problema sarà risolto, allora non avrà difficoltà a sospendere le esecuzioni di tali sfratti fino all’effettiva soluzione. Perché le scommesse non si fanno sulla pelle delle persone, in particolare di quelle più deboli”.