“Quello di Eni Gas & Power sarebbe l'ennesimo caso – se fosse confermata la notizia – di quel processo radicale di dismissioni immaginato dal management dell'Eni. Dopo gli annunci a singhiozzo su Saipem, che hanno contribuito ad indebolire quell'azienda, e lo smantellamento della raffinazione, c'è il rischio che quel grande gruppo che ha fatto la storia di questo paese ed ha rappresentato un grande sistema , si dissolva”: a dirlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, dopo la notizia apparsa oggi sui quotidiani a proposito della ventilata cessione di quote di minoranza della Divisione Eni Gas& Power.

“Questo accade – prosegue il segretario – proprio mentre, al contrario di quanto pianificato dal management, il petrolio tocca i livelli più bassi mai visti, indebolendo l'unico asset (estrazione) che viene ritenuto centrale ed esclusivo nel perimetro Eni: siamo di fronte a decisioni in controtendenza rispetto agli orientamenti del mercato”.

“Per questo – auspica Miceli – serve una riflessione. Tutti gli annunci di questi mesi, come del resto rilevano gli analisti, nulla hanno a che fare con il posizionamento industriale di Eni, in Italia e nel mondo: è soltanto la disperata ricerca di un accantonamento di risorse utili a mantenere i dividendi per gli azionisti”.

“Lo reputiamo  - insiste il leader sindacale – un fatto grave che chiama in causa le responsabilità del Governo  che, in qualità di azionista,  non può sottrarsi al dovere di rispondere a questi interrogativi”. “Mentre da un lato -  prosegue – il Governo sembra indicare la via di un nuovo intervento pubblico come la strada da privilegiare, dall'altro si mettono in discussione gli assi portanti della infrastrutturazione industriale del nostro paese, come Saipem, Gas & Power, la stessa Enel”.

“Noi non siamo d'accordo – conclude Miceli – e riteniamo questo complesso di scelte non solo sbagliate ma dannose per il Paese”.