Banche chiuse e sportelli serrati, con un'adesione allo sciopero superiore alle attese, con un dato che va oltre il 90%, ben oltre il dato registrato nello sciopero del 31 ottobre del 2013. Questo il bilancio della Fisac Cgil circa la giornata di astensione dal lavoro promossa per oggi da Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin dietro le parole '#sonobancario al servizio del paese' contro la disdetta unilaterale del contratto da parte di Abi e per il diritto al rinnovo. Molto partecipate anche le quattro manifestazioni: dalle stime del sindacato emerge che “erano presenti in piazza a Milano circa 10 mila manifestanti, 6 mila a Ravenna, circa 3 mila a Roma e oltre 2 mila a Palermo. Piazze strapiene con una presenza complessiva di oltre 20 mila lavoratrici e lavoratori bancari”, fa sapere la Fisac.

Nel corso del suo intervento dal palco di Ravenna, il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, ha sostenuto, in merito alle misure messe in campo dalla Bce, che “per sostenere questo percorso di crescita sarà indispensabile sostenere i consumi, aiutando i redditi attraverso il rinnovo dei contratti, ma anche rilanciando gli investimenti”. Da qui l'invito alle banche “a mettersi al servizio del Paese. Se davvero, infatti, come ha sostenuto Abi pochi giorni fa, che queste misure rappresenterebbero un argine alla crisi, le banche dovrebbero smetterla di attaccare il contratto nazionale di lavoro: il contratto è la dignità del lavoro, bisogna smetterla di aggredirlo”. Per il leader dei bancari della Cgil “la dignità del lavoro è fondata sul contratto nazionale, per questo - avvisa - se c'è qualche gruppo che sta lavorando per far saltare il contratto nazionale, troverà un contrasto ancora più netto di quello realizzato oggi, perché il contratto non solo lo vogliamo difendere ma lo vogliamo rinnovare”.

Quanto invece al tema delle diseguaglianze tra banchieri e bancari, Megale ha risposto all'appunto fatto dall'associazione bancaria dei giorni scorsi: “Quei dati riguardavano i primi cinque grandi gruppi ma - ha aggiunto - voglio riconfermare con forza che la forbice delle diseguaglianze è troppo grande. Un dato che dimostra come non possano i banchieri non voler rinnovare, e anzi disdire, il contratto, con i salari dei bancari fermi al 2000 e i loro compensi cresciuti in questi anni esponenzialmente”. Ecco perché, ha continuato, “se nelle prossime due settimane Abi non cambia, unitariamente proclameremo un ulteriore sciopero della categoria con la mobilitazione in tutti i gruppi e in tutti i territori”. Infine il dirigente sindacale ha ricordato che, sempre nei giorni scorsi, “abbiamo scritto una lettera aperta al Presidente del consiglio Renzi e all'Abi per sottolineare la nostra contrarietà al decreto sulle Popolari da trasformare in Spa e dove abbiamo ribadito la nostra vicinanza ai lavoratori pubblici contro il blocco contrattuale. Vorremmo capire effettivamente, insomma, se il governo sta dalla parte dei banchieri o dalla parte del lavoro”, ha concluso Megale.