Con la programmazione europea 2014/2020 la Sicilia potrà disporre di oltre 282 milioni di euro (già inseriti del Fesr) e di 8,5 milioni del Psr (Piano sviluppo rurale) per la realizzazione di reti a banda larga e ultralarga e per la crescita digitale, sul totale di finanziamenti per il paese di 11 miliardi. Questi si aggiungeranno ai 75 milioni della vecchia programmazione, destinati a portare la Banda larga in 60 comuni dell’isola; ad altri 35 milioni per il superamento del digital divide e a 36 milioni per la rete a servizio della pubblica amministrazione (Ran), come da accordo di programma Regione-Mise, per un totale di oltre 436 milioni di euro.

Questo è quanto emerso nel corso di un convegno organizzato dalla Cgil regionale su "Banda larga e crescita digitale", “finalizzato ad accendere i riflettori su una grande opportunità che si apre per la Sicilia – ha detto Ferruccio Donato, della Cgil Sicilia – ma anche a lanciare un allarme: occorrerà non perdere battute e avere le idee chiare sulla direzione verso cui procedere, altrimenti si rischia che questi fondi, come è già avvenuto con la dotazione del Pac, vengano dirottati altrove. Noi invece chiediamo che vengano implementati”. Per quanto riguarda la banda larga e la crescita digitale l’Italia è oggi all’ultimo posto nel panorama europeo, ma la Sicilia tra le regioni parte in vantaggio, avendo l’opportunità di utilizzare i fondi 2007/ 2014. “Da ora al 2016 – ha rilevato Donato – secondo Infratel, il 57 % della popolazione sarà raggiunta dalla Banda larga. Con la nuova programmazione la rete a 30Mbps potrà raggiungere il 100% della popolazione e quella a 100Mbps il 100%”. Dopo l’impasse su una nomina, l’iter della vecchia programmazione si è sbloccata, il 4 agosto sono stati pubblicati i bandi per i primi due obiettivi, il 18 dicembre sono state aperte le buste delle offerte e si attende di sapere quale gestore si è aggiudicato l’appalto. Per la Ran si aspetta invece ancora il bando. “Completato l’iter della vecchia programmazione, che chiediamo venga accelerato – ha sottolineato Donato – bisognerà essere tempestivi anche rispetto alla nuova programmazione". “La regione – ha rilevato Alfio La Rosa, della Cgil Sicilia – dovrà in pratica definire i propri piani nei vari ambiti: dalla salute, alla scuola, dalla giustizia al complesso della pubblica amministrazione. Il salto determinerà vantaggi non solo sul piano dei servizi ma per l’’intera economia e per il sistema delle imprese”.

“Per una volta – ha ripreso Donato – la nostra regione non è in ritardo rispetto al resto del paese, che tuttavia è indietro rispetto all’Europa. Il governo sta lavorando alacremente per superare il gap e non ci possiamo permettere di restare indietro o di perdere questa importante opportunità”. Che è poi opportunità di andare oltre la marginalità geografica, attraverso il web, superando il digital divide. Ma esiste anche un digital divide sociale che andrà superato. In quanti, infatti, potranno accedere ai nuovi servizi telematici in una regione dove 320 mila famiglie versano in povertà assoluta? La proposta della Cgil è che “tutti gli uffici pubblici e le imprese mettano a disposizione l’hotspot libero con accesso gratuito attraverso una password".

Per Fabrizio Solari, segretario confederale nazionale Cgil, “il solo recupero del gap con l’Europa in tema di digitalizzazione secondo una stima prudenziale darebbe un contributo alla crescita del Pil del nostro paese nell’ordine del 2%. Significherebbe invertire una situazione di stagnazione che dura ormai da tempo”. Solari ha specificato la “particolarità di un intervento destinato ad avere un effetto anche sulla qualità della vita delle persone. Se quello che è già avvenuto con le banche avverrà con la pubblica amministrazione (la possibilità cioè di accedere ai servizi attraverso il web) sarà una rivoluzione, la vera riforma della pubblica amministrazione”. Secondo Solari perché l’obiettivo di digitalizzazione venga centrato occorrono “un programma di investimento con tappe e risorse certe e una regia di sistema”. Per Marcello Cardella, segretario della Slc Cgil Sicilia, però “anche gli operatori privati devono fare la loro parte, investendo più di quello che stanno facendo ora”. E ha aggiunto che “è pure necessario sviluppare una tecnologia che garantisca la velocità di esecuzione, portando la banda larga quanto più vicina alle abitazioni”.