Sportelli chiusi, ancora una volta in sciopero e ancora una volta in piazza. Venerdì 30 gennaio i sindacati dei bancari mobilitano i lavoratori di categoria, a distanza di 15 mesi dall'ultimo sciopero nel settore. Era il 31 ottobre del 2013 quando, dopo anni di positive e costruttive relazioni, i lavoratori scesero in piazza contro la disdetta unilaterale da parte di Abi del contratto nazionale. Le ragioni alla base della protesta - promossa da Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin - riguardano, in questo caso, “il diritto al rinnovo del contratto nazionale di lavoro” e contro la decisione dell'associazione delle banche “di dare disdetta unilaterale e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal primo aprile di quest'anno”.

I lavoratori del settore bancario, pari a circa 310mila dopo un'emorragia di circa 70mila lavoratori in meno dal 2000 a oggi, incroceranno le braccia dietro le parole '#sonobancario al servizio del paese' e scenderanno in piazza nelle quattro manifestazioni promosse: a Milano, dove sarà presente il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario generale Fabi, Lando Sileoni; a Ravenna, città dove il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, è presidente della locale Cassa di Risparmio, dove interverrà il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, e il segretario confederale della Cisl, Piero Ragazzini; a Roma, alla presenza del segretario generale della Fiba Cisl, Giulio Romani, e del segretario confederale della Uil, Domenico Proietti; e a Palermo dove ci sarà l'intervento del segretario generale della Uilca, Massimo Masi.

Positiva la valutazione sul lavoro di preparazione allo sciopero e sui certi risultati della protesta. “Nelle assemblee che abbiamo svolto - afferma il leader della Fisac Cgil, Agostino Megale - in vista dello sciopero, abbiamo registrato un grandissimo consenso tra i lavoratori circa le nostre posizioni. Un riconoscimento che prefigura per domani una grande giornata di mobilitazione”. Il sindacato, infatti, unitariamente ha promosso lo sciopero di domani sulla base di precise rivendicazioni: “Il contratto nazionale - spiegano - deve rimanere primo elemento di diritto, non derogabile, a difesa dell’occupazione e dell’area contrattuale; il bancario non è un numero senza volto, ha una storia, una carriera, una professionalità e il diritto di difendere il potere d’acquisto dei salari e la dignità del lavoro; i bancari vogliono rimanere al servizio del Paese, contro l’egoismo dei banchieri al fianco dei clienti e dei risparmiatori”.

In avvio di trattativa per il rinnovo, poi interrotta, i sindacati hanno anche presentato, parallelamente alla piattaforma per il rinnovo, un documento “per un modello di banca al servizio dell'occupazione e del paese” che si caratterizza lungo tre assi: bancari al servizio del paese; occupati da riqualificare e formazione di addetti specializzati; nuove assunzioni possibili di giovani, pari a 10 mila in tre anni. Proposte in linea con l'obiettivo della difesa dell'occupazione e dell'area contrattuale ma, denuncia Megale, “nelle intenzioni di Abi c'è un progetto di ridurre di altri 60 mila gli occupati del settore”. Ma un settore senza contratto, afferma il numero uno della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, “è come un paese senza Costituzione, per questo la scelta di Abi di disdettare e disapplicare il contratto nazionale è scellerata e miope”. La mobilitazione, quindi, non si limita a domani, se l'associazione guidata da Patuelli non cambia atteggiamento, ritirando le pregiudiziali e avviando un negoziato sulla base di pari dignità per il rinnovo del contratto, “proseguiremo la mobilitazione, che sarà ancora più densa e più dura di quanto sin qui avvenuto, con ulteriori scioperi e iniziative”, conclude Megale.