Pubblichiamo l'abstract della ricerca a cura di Elena Marisol Brandolini, commissionata dalla Filcams Cgil, sulla condizione previdenziale delle donne nel terziario. Lo studio, realizzato in partnership con il sindacato Comissions obreres de Catalunya, vuole evidenziare gli effetti del sistema previdenziale italiano sulle lavoratrici del settore terziario, con particolare riguardo alla 'riforma Fornero', nel confronto con la situazione catalano/spagnola, per definire le iniziative di tipo istituzionale e contrattuale, atte a rimuovere le condizioni negative.

OBIETTIVI, AMBITO E METODO DELLA RICERCA
La ricerca, commissionata dalla Filcams-Cgil tramite il Comitato Scientifico di Ce.Mu., realizzata in partnership con CC OO de Catalunya, ha per obiettivo quello di evidenziare gli effetti del sistema previdenziale italiano sulle lavoratrici del settore terziario, con particolare riguardo alla “riforma Fornero”, nel confronto con la situazione catalano/spagnola, per definire le iniziative di tipo istituzionale e contrattuale, atte a rimuovere le condizioni negative.

Il settore oggetto dello studio è ad alta femminilizzazione, con basse retribuzioni, scarsa progressione di carriera e ridotta diffusione del secondo livello di contrattazione – Gli ambiti d’indagine sono quelli della distribuzione commerciale, del lavoro domestico e degli appalti di pulizie.

La metodologia della ricerca si è avvalsa dell’applicazione della tecnica del focus group per evidenziare la condizione lavorativa delle lavoratrici e la loro percezione soggettiva e della produzione di simulazioni relative ai livelli previdenziali per alcune tipologie di lavoratrici del settore.

DIFFERENZE SALARIALI TRA I SESSI CHE PRODUCONO DIFFERENZE NELLE PENSIONI
La differenza di retribuzioni tra i sessi è determinata dalla discontinuità delle carriere di lavoro femminili, dalla segregazione professionale patita dalle donne, dalle condizioni del mercato del lavoro, dal lavoro di cura che grava sulle donne.

L’esistenza di differenziali salariali tra i sessi è documentata da un’ampia letteratura nazionale ed europea: nell’Unione Europea le donne guadagnano circa il 16% meno degli uomini; in Italia, la breccia salariale per l’intera economia supera il 23% (Isfol, 2007); nel settore del terziario si hanno differenziali retributivi superiori al 30% (Ebinter, 2012); in Catalogna è attorno al 20% e in Spagna al 18% (INE, 2011).

Le lavoratrici, che normalmente hanno carriere professionali discontinue e più deboli economicamente rispetto ai lavoratori, saranno in prospettiva pensionate più povere dei loro colleghi, molte al di sotto dell’autosufficienza economica.

In un regime pensionistico di tipo contributivo, la rendita pensionistica è determinata dal livello dei contributi cumulati, perciò le pensioni delle donne risultano inferiori a quelle degli uomini: in Italia, l’importo annuo delle pensioni è per il 55% degli uomini e per il 45% delle donne (Inps, 2013; cfr. anche Inpdap, 2009); in Catalogna, la pensione media femminile è pari al 60% di quella maschile, in Spagna è pari al 64% (Inss, 2013).

LAVORO PART-TIME COME CAUSA DI POVERTÀ SALARIALE
La diffusione dei contratti a tempo parziale è causa di precarizzazione nel lavoro e del basso livello retributivo – Questo ha effetti sul futuro livello delle pensioni.

Una lavoratrice/lavoratore part-time, data la diffusione di questa modalità contrattuale e l’esiguità di ore/settimana lavorate, presenta spesso un’anzianità contributiva inferiore agli anni effettivamente lavorati e deve lavorare più anni per accedere agli stessi diritti pensionistici di un lavoratore full-time.

Un caso di discriminazione non solo tra part-time e full-time, ma anche tra diversi tipi di part-time è quello che si realizza con il part-time ciclico o verticale: il problema è quello del crearsi di “buchi” contributivi per effetto dello svilupparsi del contratto su un numero di mesi inferiore all’anno e del non riconoscimento dei periodi non lavorati in termini di anzianità contributiva – Fattispecie trattata, in Spagna, con il “contratto fisso discontinuo”.

CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DA PART-TIME: LE SENTENZE DELLA EJC
Nel 2013, la Corte di Giustizia Europea - su istanza di una lavoratrice domestica che, in Spagna, non si era vista riconoscere il trattamento previdenziale dall’Inss - emette una sentenza contro la discriminazione esistente nella legislazione spagnola sulla sicurezza sociale nei confronti dei lavoratori part-time, in contraddizione con la Direttiva 79/7/CEE sull’eguaglianza di trattamento tra uomini e donne (EJC, 2013/C 26/20, (C-385/11)) – Il Tribunal Constitucional, per conseguenza, dichiara incostituzionale la norma spagnola colpevole di tale discriminazione – Questo produce equivalenza nella giornata lavorativa a fini contributivi tra contratti part-time e contratti full-time.

Nel 2010, la Corte di Giustizia Europea – in merito ad una controversia insorta tra alcuni dipendenti Alitalia e Inps - emette una sentenza contro la discriminazione esitente nella normativa italiana sul part-time verticale ciclico, in contraddizione con la Direttiva 97/81/CE, poiché esclude i periodi non lavorati dal calcolo dell’anzianita contributiva (Corte Giutizia Europea, sez. Seconda, sentenza 10-6-2010 (C-395\08 e C-396\08))

RIFORME PREVIDENZIALI IN SPAGNA
In Spagna, la riforma delle pensioni più importante è quella del 2011, pattuita dai sindacati confederali e dal governo Zapatero.
Periodo di transizione: fino al 2027
Età pensionabile: 67 anni rispetto ai precedenti 65
Anzianità contributiva: 37 anni per il massimo della pensione; 38,5 anni per andare in pensione a 65 anni
Pensione anticipata: 63 anni con riduzione dei coefficienti
Requisito di accesso: 15 anni
Periodo di calcolo: 20 anni rispetto ai precedenti 15

RIFORME PREVIDENZIALI IN ITALIA
Con il processo di riforma del sistema previdenziale iniziato negli anni Novanta (la pià importante è la L. 335/1995) e continuato negli anni Duemila fino a prima della riforma Fornero.

Introduzione sistema di calcolo basato sui contributi – Rafforzamento relazione tra pensioni, contributi, speranza di vita (occupati dopo il 1-1-1996) – Elevamento età pensionabile a 65 anni (a 60 per le donne del settore privato, nel periodo transitorio) – Ampliamento periodo di calcolo a tutta la vita lavorativa – Eliminazione istituto del pensionamento anticipato e in prospettiva eliminazione pensione di anzianità – Requisito di accesso fissato in 5 anni.

La riforma Fornero, in vigore dal principio del 2012, introduce modifiche, con ripercussioni negative sul futuro dei livelli pensionistici.

Calcolo contributivo per tutte le pensioni (anche per chi aveva più di 18 anni prima del 1996) – Elevamento età pensionabile (fino a 67, nel 2021) e applicazione speranza di vita dal 2013 – Fine sistema di “quote” – Introduzione pensione anticipata – Requisito di accesso a 20 anni.

SIMULAZIONI PREVIDENZIALI – IN CONCLUSIONE
Dalle simulazioni si può cogliere l’azione della riforma Fornero
Nei due casi osservati, il tasso di sostituzione è molto elevato – E’ una caratteristica del sistema di calcolo contributivo che premia le carriere continue, lunghe e piatte
Le pensioni, però, si aggirano attorno ai 1.000 euro, su valori non alti
In entrambi i casi, la lavoratrice deve lavorare fino a 70 anni per realizzare quel tasso di sostituzione prima ottenuto a 65 anni
E’ l’effetto peculiare della riforma Fornero, che obbliga la permanenza al lavoro in età che possono essere proibitive
La pensione è scarsa, perché la retribuzione è scarsa – Eppure sono lavoratrici “forti”

FOCUS GROUP DI ROMA
Partecipanti: delegate Filcams dei settori grande distribuzione e appalti di pulizie, provenienti da diverse città
Tavole dati economici e contrattuali: Italia e categoria
Part-time, orario supplementare, arbitrarietà delle aziende:
Contratto part-time dominante negli appalti di pulizie – orario spezzato nella grande distribuzione – numero ridotto di ore settimanali lavorate – part-time verticale negli appalti di pulizie e ristorazione collettiva delle scuole – non ci sono grandi differenze tra donne e uomini (differenze che ritornano nel terziario avanzato) – discriminazione più legata all’età – uso smodato da parte delle imprese dell’orario supplementare accettato dalle lavoratrici perché i salari sono bassi – potere d’arbitrio delle aziende sulla vita delle persone
Impossibilità di pianificare la propria vita e il carico della cura familiare:
Le lavoratrici dichiarano di sentirsi impossibilitate a programmare la loro vita – rivendicano un lavoro economicamente stabilizzante – il lavoro di cura familiare grava ancora principalmente sulle loro spalle, per ragioni culturali e economiche
Pensioni povere da retribuzioni povere:
Le lavoratrici denunciano di fare lavori usuranti – il part-time non consente la maturazione dell’intero anno contributivo – rimanere fino a 70 anni è praticamente impossibile – il requisito di accesso a 20 anni è molto penalizzante
In conclusione:
Lavorare sulle sentenze della Corte Europea – favorire politiche di redistribuzione del lavoro di cura tra i sessi – abolire il requisito dei 20 anni e stabilire flessibilità in uscita – politiche contrattuali di consolidamento dell’orario supplementare e stabilizzazione dei contratti di lavoro

FOCUS GROUP DI BARCELLONA
Partecipanti: delegate e sindacaliste di CC OO de Catalunya, da varie categorie, dei settori grande distribuzione, appalti pulizie e assistenza domiciliare, provenienti dalla Catalogna
Tavole dati economici e contrattuali: Catalogna/Spagna e categorie
Part-time, orario supplementare, arbitrarietà delle aziende:
Contratto part-time molto diffuso nelle imprese di assistenza familiare e nella grande distribuzione – nella grande distribuzione la differenza salariale tra i sessi cresce con l’anzianità lavorativa – le giovani accedono ai contratti part-time con orari ridotti e concentrati in alcuni giorni della settimana – nelle imprese di pulizie c’è la tendenza a liberarsi delle lavoratrici più anziane – si sconta la gestione unilaterale delle ore supplementari da parte delle aziende, grazie anche all’ultima riforma del mercato del lavoro
Impossibilità di pianificare la propria vita e il carico della cura familiare:
Le lavoratrici lamentano l’impossibilità di programmare la propria vita e il carico della cura familiare che grava su di loro
Pensioni povere da retribuzioni povere:
Problema di deterioramento fisico delle lavoratrici nei settori dell’assistenza familiare e degli appalti di pulizie che rende molto difficile rimanere in servizio fino a 65 anni – le riforme previdenziali incidono negativamente sulle donne - problema relativo alla povertà femminile
In conclusione:
Impossibilità di programmare la propria esistenza – eccesso di carichi di lavoro e il lavoro di cura come carico femminile – ipotizzare un pensionamento anticipato per queste attività che sono usuranti (l’attuale pensione anticipata non si può applicare alle donne, perché comporta una penalizzazione) – necessario uno studio sulle ripercussioni della riforma del lavoro sulle pensioni – introdurre la verifica dell’impatto di genere in tutte le leggi

CONCLUSIONI – QUALI POLITICHE
Tratti comuni ai settori in entrambi i paesi:
Settori ad alta femminilizzazione – basse retribuzioni – scarsa progressione di carriera – ridotta diffusione della contrattazione integrativa – elevata precarizzazione delle condizioni di lavoro e contrattuali con larga diffusione dei contratti part-time.
Differenze tra i paesi:
Diverso è il trattamento del part-time dal punto di vista contributivo – differenti le condizioni dei sistemi previdenziali e del mercato del lavoro
Tratti comuni alle lavoratrici:
debolezza nelle carriere lavorative e ripercussioni negative sulle loro pensioni
Percezione soggettiva delle lavoratrici comune:
sentirsi “eterogestite” nelle loro scelte di vita – arbitrarietà delle aziende e impossibilità di pianificazione dell’esistenza – consapevolezza di lavorare in un settore con caratteristiche di servizio – attività usuranti che rendono impossibile la permanenza in attività richiesta dai sistemi previdenziali – denuncia della fissità dei ruoli tra i sessi all’interno della famiglia, che determina il carico sulle donne del lavoro di cura
Possibile assunzione di iniziative sul piano legislativo e contrattuale.