“I lavoratori di questo settore non sono rimasti stupiti delle dichiarazioni del premier sul fatto che non c'è più il posto fisso, loro vivono da anni tra vuoti di attività e bassi salari. Anche per questo il 70 per cento degli interpellati ritiene utile il contratto nazionale di lavoro, le persone lo chiedono in grande maggioranza perché sentono il bisogno di regole uguali per tutti”. A dirlo è Fulvio Fammoni, presidente dell'Associazione Bruno Trentin, presentando la prima ricerca svolta in Italia sui precari del settore radiotelevisivo promossa dalla Slc Cgil.

La rilevazione, svolta online su un campione di circa 500 persone, è stata presentata oggi (11 novembre) nella sede nazionale della Cgil. Le richieste che emergono sono tre: continuità occupazionale con più tutele; trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato, una necessità sollecitata soprattutto dai più giovani; infine una domanda generale di compensi più elevati.

“Solo il 10% - osserva uno degli autori della ricerca, Daniele Di Nunzio - ha lavorato con continuità nel corso dell'ultimo anno. La metà del campione, quando lavora, supera di gran lunga le 40 ore settimanali e svolge lavoro notturno, sui turni e nei fine settimana”. Altra evidenza che emerge è "l'alta percentuale di stress, considerando anche che il 46% dichiara che non può prendere giorni di malattia".