“La Slc Cgil, la Uilcom Uil, la Federconsumatori e l’Adusbef, assistiti dall'avvocato Antonio Saitta, contestano la legittimità dell’art.21 del cosiddetto decreto Irpef in relazione a due aspetti: la riduzione di 150 milioni per l’anno 2014 delle somme dovute alla Rai (art. 21 c.4) e la cessione di quote di Raiway (art.21 c.3)”, lo spiegano in un documento presentato in conferenza stampa gli stessi sindacati, insieme alle associazioni dei consumatori.

“La sottrazione, per l’anno 2014, di 150 milioni dalla provvista derivata dal canone di abbonamento, prima interamente attribuita alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, costituisce una nuova tassa a carico dei cittadini – scrivono - Non riversando alla Rai una quota dell'imposta di scopo (così è stato qualificato il canone dalla Corte Costituzionale) dedicata al finanziamento del servizio pubblico si opera un trasferimento dalla fiscalità speciale a quella generale. Il Bilancio dello Stato potrà disporre di 150 milioni di euro da utilizzare a discrezione del Governo. I cittadini, tuttavia, hanno pagato il canone per un fine ben preciso: il finanziamento del servizio pubblico, e non per vedersi in sostanza modificata la propria aliquota IRPEF, perché è ovvio che se il canone contribuisce alla fiscalità generale, il cittadino non paga più le aliquote conosciute ma una aliquota maggiore, non determinata per legge”.

La “distrazione” dei fondi dedicati al servizio radiotelevisivo è, dunque, una “misura abnorme”, dicono sindacati e consumatori. Per questo e per altri motivi, la SLC-CGIL, la UILCOM UIL, la Federconsumatori, l’Adusbef hanno presentato ricorso al TAR Lazio (cosiddetto Ricorso per l’efficienza delle P.A. ex art. 1 e ss del D. Lgs. n. 198/2009). “Il ricorso – spiegano - è rivolto ad obbligare il Mise al rispetto di quanto convenuto nel contratto di servizio 2013-2015 al fine di garantire gli standard qualitativi e quantitativi del servizio pubblico radiotelevisivo previsti dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (D.lgs n.177/2005) ed alla tenuta degli impegni contenuti nel piano industriale, una parte dei quali riguarda l’occupazione dei lavoratori della Rai”.

Vi è poi il nodo Raiway. Una operazione – si legge ancora nel documento - di “autarchia legislativa”. “Il D.L. n.66/2014 affida al DPCM (decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) l’individuazione delle ‘modalità di alienazione’ della cessione di quote di RAIWAY. In realtà non si tratta di semplici ‘modalità’. Il DPCM, infatti, detta (individua) le regole per la alienazione di quote di RaiWay. In altre parole, il Governo affida a sé stesso (DPCM) funzioni che spettano esclusivamente al Parlamento”, denunciano i sindacati e le associazioni dei consumatori.

“Si tratta di un abuso”, attaccano ancora Slc, Uilcom, Federconsumatori e Adusbef, “una incredibile operazione di manipolazione legislativa, destinata a non superare l’esame dei giudici che potranno annullare o disapplicare il DPCM, con gravi conseguenze sul mercato e sulla stessa RAI”.

“Per tutti questi motivi – si legge a conclusione del documento - le organizzazioni sindacali firmatarie dell’esposto del 22 settembre 2014 si riservano ulteriori iniziative legali a tutela dei risparmiatori e dei lavoratori di Rai Way”.